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[...] Raramente i libri sulla scuola a maggiore diffusione compiono la difficile impresa di affrontare i problemi aperti nel mondo dell’istruzione con autentica competenza del particolare, da un lato, e sicura capacità di inquadramento nelle più vaste dinamiche sociali, dall’altro [...]. A Raimo va dunque il merito di aver scritto un libro che è innanzitutto una critica spietata della cosiddetta riforma della “buona scuola”, ma che a ciò non si limita. In queste pagine vive anche un’alternativa a quanto c’era prima del diluvio. Non si avverte nostalgia per il buon tempo andato: nessun rimpianto per la perduta età dell’oro, anche perché i problemi di lunga durata che il sistema scolastico italiano si porta dietro sono almeno pari ai guasti di fattura più recente. Ad esempio, antichissimo è il male della dispersione – cioè “i ragazzi che perde”, e il fenomeno a essa collegato delle ripetizioni private, un mercato che Raimo denuncia come addirittura in crescita e che non esita a definire “il più grande dispositivo di disuguaglianza censitaria che si produce in Italia”. La formale parità di condizioni del mattino diventa clamorosa disparità di pomeriggio: alla fine, chi ha famiglie con più capacità di spesa “viene perso” di meno [...].
Raimo punta il dito contro la competizione fra insegnanti, uno dei pilastri dell’edificio della “buona scuola”: valorizzare il lavoro di maestri e professori non ha nulla a che fare con il premio ai presunti migliori. E lo stesso efficace esercizio critico non risparmia l’alternanza scuola-lavoro, altro punto chiave della l. 107, che lungi dall’offrire agli alunni la possibilità di fare più esperienza del mondo, li costringe nella grande maggioranza dei casi a stage senza retribuzione e senza ricaduta formativa [...]. E fra i più significativi pregi del volume è mettere in evidenza che sono in tanti ad avere “un’altra idea di scuola”. L’autore, nella sua sempre chiara e brillante argomentazione, cita moltissimi studi, libri, articoli che negli ultimi anni hanno affrontato i principali nodi sociali, istituzionali, didattici della questione istruzione nel suo complesso, mostrandoci l’esistenza di un prezioso serbatoio di idee frutto di un fecondo dialogo fra esperti e operatori. Tante sono le intelligenze che quotidianamente pensano – e, quando possono, praticano – una scuola che riesca davvero ad “avvicinare alla conoscenza coloro che non le sono già familiari”, nella difficile ma irrinunciabile esperienza della cooperazione e dell’incontro fra diversi. Il problema è che oggi si tratta spesso di intelligenze stanche o disorientate, prive di voce e rappresentanza nel dibattito pubblico. Raimo ha prodotto un antidoto alla depressione professionale e alla solitudine politica, un potente e prezioso stimolo intellettuale per tornare a credere davvero nella centralità della “scuola aperta a tutti” e nella sua promessa di uguaglianza.
Recensione di Jacopo Rosatelli.
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