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«Non ho mai percepito il potere come una posizione di forza, ma sempre come responsabilità, come un compito pesante e gravoso. Un compito che costringe ogni giorno a chiedersi: ne sono stato all'altezza?»
Queste «Ultime conversazioni» rappresentano il testamento spirituale, il lascito intimo e personale del papa che più di ogni altro è riuscito ad attirare l'attenzione sia dei fedeli sia dei non credenti sul ruolo della Chiesa nel mondo contemporaneo. Indimenticabile resta la scelta di abbandonare il pontificato e di rinunciare al potere: un gesto senza precedenti e destinato a cambiare per sempre il corso della storia. Nella sua lunga intervista con Peter Seewald il papa affronta per la prima volta i tormenti, la commozione e i duri momenti che hanno preceduto le sue dimissioni; ma risponde anche, con sorprendente sincerità, alle tante domande sulla sua vita pubblica e privata: la carriera di teologo di successo e l'amicizia con Giovanni Paolo II, i giorni del Concilio Vaticano e l'elezione al papato, gli scandali degli abusi sessuali del clero e i complotti di Vatileaks. Benedetto XVI si racconta con estremo coraggio e candore, alternando ricordi personali a parole profonde e cariche di speranza sul futuro della fede e della cristianità. Leggere oggi le sue ultime riflessioni è un'occasione privilegiata per rivivere e riascoltare i pensieri e gli insegnamenti di un uomo straordinario capace di amare e di stupire il mondo.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Stupendo libro, commovente e gradevole.
Un libro di grande importanza, non tanto perché spiega il motivo delle sue dimissioni da papa, quanto perché da esso emerge con chiarezza la posizione di Ratzinger sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono tantissime le riflessioni su cui soffermarsi e su cui ci sarebbe tantissimo da commentare. Joseph Ratzinger nel passato fu un sostenitore della linea progressista del Cardinale Josef Frings, estimatore di Henri de Lubac e di Balthasar; quindi è stato un uomo di Chiesa tutt'altro che conservatore. La svolta sembrerebbe essere avvenuta nel 1965 quando "di fronte alla comunità degli studenti cattolici di Munster, [...] cominciava a chiedersi se sotto il regime dei cosiddetti conservatori le cose non andassero meglio di come avrebbero potuto essere sotto il dominio del progressismo". Tale dubbio andò via via consolidandosi in lui, finché nel 1967, "durante una lezione a Tubinga, ammonisce che la fede cristiana è ormai circondata dalla nebbia dell'incertezza come mai prima nella storia" (da pagina 135). Insomma, l'idea che mi sono fatto è quella di un "progressista" pentito, ma sempre e comunque strenuo difensore del Concilio Vaticano II, ma non delle sue nefaste devianze.
Un libro di grande importanza, non tanto perché spiega il motivo delle sue dimissioni da papa, quanto perché da esso emerge con chiarezza la posizione di Ratzinger sul Concilio Vaticano II. Inoltre, sono tantissime le riflessioni su cui soffermarsi e su cui ci sarebbe tantissimo da commentare. Joseph Ratzinger nel passato fu un sostenitore della linea progressista del Cardinale Josef Frings, estimatore di Henri de Lubac e di Balthasar; quindi è stato un uomo di Chiesa tutt'altro che conservatore. La svolta sembrerebbe essere avvenuta nel 1965 quando "di fronte alla comunità degli studenti cattolici di Munster, [...] cominciava a chiedersi se sotto il regime dei cosiddetti conservatori le cose non andassero meglio di come avrebbero potuto essere sotto il dominio del progressismo". Tale dubbio andò via via consolidandosi in lui, finché nel 1967, "durante una lezione a Tubinga, ammonisce che la fede cristiana è ormai circondata dalla nebbia dell'incertezza come mai prima nella storia" (da pagina 135). Insomma, l'idea che mi sono fatto è quella di un "progressista" pentito, ma sempre e comunque strenuo difensore del Concilio Vaticano II, ma non delle sue nefaste devianze.
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