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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
Come descrivere questo libro? Immaginate la fine del mondo e che Tolkien, Beckett, Mark Twain e Miyazaki (con le saghe islandesi e i fumetti di Asterix tenuti sotto braccio) si siano trovati in una baita per bere e raccontare storie attorno all’ultimo fuoco che il mondo vedrà.
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Folclore, paesi baltici, foreste. Tutto ciò mi incuriosisce sempre, per cui questo libro mi ha chiamata subito nonostante avesse una componente fantasy nella quale bazzico poco. Andrus Kivirähk è uno scrittore/sceneggiatore/giornalista estone e ne 'L'uomo che sapeva la lingua dei serpenti' ha imbastito, a mio parere, una cosa molto interessante. L'autore infatti ha costruito in una narrazione con elementi favolistici una critica mordace rivolta a certe credenze, religiose e non, che annebbiano la capacità di ragionamento. Nell'Estonia medievale del romanzo il giovane Leemet è uno degli abitanti della foresta in grado di conoscere la lingua dei serpenti. Ah, non pensate però che sia tutto magico e bellissimo, perché in alcuni di quei rituali che prontamente vengono ripetuti cominciano ad emergere faccende stridenti con il fiabesco che sembra essere così puro e incontaminato, come i sacrifici animali nei confronti delle ondine per esempio. Gli abitanti della foresta però continuano a credere che le loro tradizioni siano da proteggere e devono proteggere se stessi dai nuovi evangelizzatori del villaggio, i campagnoli che si cibano di pane e altro, coloro i quali a loro detta inventano credenze colme di superstizioni e vedono nella religione il solo bagaglio da trasportare. Leemet in seguito ad una fuga si incontrerà personaggi assurdi e fronteggerà situazioni rocambolesche, tra il grottesco e altro favolistico. Ecco, qui la cifra grottesca è parecchio presente in alcuni punti, in altri lascia spazio ad una prosa che ricorda davvero tanto le fiabe. Il grottesco è proprio l'elemento che talvolta mi ha lasciata perplessa durante la lettura, in alcuni punti è stato un po' too much. Ma a parte questo una piacevolissima scoperta. La prosa di Kivirähk è una prosa fluida, scorre bene e ti lancia in mondi fatti di magia con una penna intrisa di satira.
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