Di recente J.Gottschall, studioso di letteratura, ha sostenuto che le storie che danno piacere sono quelle che creano problemi, li simulano per far riflettere il lettore e non disperdere le sue energie nella pura evasione. La conferma è fornita, senza equivoci, dal romanzo
Un uomo discreto che in Francia ha vinto il prestigioso Goncourt come miglior esordio del 2013. La storia diventa un caso di cronaca giudiziaria. Damien North ha quarantacinque anni, è un professore di mezza età, è nipote di una figura rilevante della politica francese, insegna filosofia in una piccola università di provincia. Dopo la morte della compagna conduce una vita triste, solitaria, opaca: è vegetariano, allergico alla primavera perché "stagione ironica", incapace di maneggiare internet tanto da intraprendere escursioni esilaranti ma goffe tra i fili della rete. Non ha amici né nemici, non dà fastidio e non trasgredisce. È "bizzarro" nota taluno, è "discreto" secondo il titolo del romanzo, è "inetto" per chi ricorda la lezione sveviana. In un giorno d'inverno come gli altri, monotono e pacato, si abbatte su di lui una mazzata: la polizia suona alla porta e lo accusa di aver scaricato dalla rete centinaia di fotografie pedopornografiche che raffigurano corpi di adulti accoppiati a corpi di bambini. È come se il gelso che cresce nel cortile di casa e che North cura amorevolmente fosse crollato a causa del tronco marcio, corroso da vermi invisibili e perfidi. Il protagonista sa di essere innocente e di essere estraneo a quel materiale, ma su quei
file nulla può dire. Quel computer, però, non è muto ma parla, e mostra frammenti della sua vita, come la foto della nipote in costume da bagno, come la sua motivata opposizione al progetto che voleva schedare chi frequentava minorenni. Sono tessere di un mosaico che lentamente si compone e che lo marchia come colpevole. L'opinione pubblica ha già emesso la sua sentenza, il fratello lo sorregge ma non scaccia i dubbi; e i dubbi assalgono lo stesso protagonista che non sa più chi è, di cosa potrebbe essere capace, se davvero è estraneo alle accuse. La sua convinzione vacilla. L'autore conduce il racconto con padronanza, sorretto da una prosa lineare e nel contempo musicale nella quale compaiono immagini inaspettate nella loro emotività ("il cuore stretto come durante il passaggio di un re in esilio"). Indubbiamente alcuni temi hanno origini antiche, ma il quadro si presenta con la modernità del presente. Il dramma della persona ingiustamente accusata ha impegnato romanzieri e cineasti, ma l'autore la vuole calare nella nostra epoca, quella di internet, dei rapporti virtuali. Non solo: il poliziesco e la sua indagine sono l'emblema della materialità, del corpo, del sangue che, diceva Chandler, deve puzzare. In questo romanzo si tratta di un delitto legato al possesso d'immagini, quelle immagini che nel mondo contemporaneo costruiscono una sorta di vita parallela di coloro che si rivolgono a internet. L'accusa non proviene da parole o da pistole ma da un computer che la rende inanimata, senza vibrazioni. E quest'accusa si solidifica perché il professore non si difende, non ha elementi per difendersi, assiste muto allo sfilare di quanto lo porterà alla prigione e alla condanna. Non solo: osserva muto il formarsi di una opinione pubblica che lo descrive come un mostro sulla base di quanto sa e gli viene trasmesso dalle conoscenze mediate. Alla sua razionalità di docente di filosofia si contrappone l'irrazionale reazione di vicini e di colleghi, poco inclini ad approfondire ma paghi delle apparenze. E così, ancora una volta, l'apparenza vince sulla verità, il pregiudizio sul giudizio meditato attraverso il volano dei mezzi di comunicazione che trasferiscono materiale emotivo, dal consumo immediato, animato dal desiderio di sapere tutto e subito. Il tema è contemporaneo, quasi giornaliero laddove l'opinione collettiva esige prontezza quando la macchina giudiziaria si muove con lentezza. Le pagine del romanzo mostrano una variabile però inconsueta. Normalmente, in vicende analoghe, l'apparenza brucia la realtà nel senso che la persona subisce l'onta di un'accusa ingiusta e il peso di una condanna preventiva e sommaria della collettività. In questo caso, invece, la tonalità è leggermente diversa. I fatti accaduti depongono, logicamente e senza sbavature, per accusare il professore. Il lettore incamera la professione di estraneità dell'accusato ma non è certo che dica la verità perché tutto depone contro di lui. Se quelle immagini sono nel computer e il docente è misantropo, come possono essere finite lì? Ne è riprova la stessa esitazione che affligge North, sbandato tra verità contrastanti. In altri termini l'opinione pubblica si muove come il lettore, in una lenta ma inesorabile convinzione di colpevolezza. Del resto l'avvocato difensore legge la causa con seria dignità: appoggia la confessione perché le carte depongono per quella soluzione. Nessuna ingiustizia clamorosa, ma la dura replica dei fatti, veri nella loro apparenza, e forse nella realtà. Ma il rapporto è complicato e il finale riserverà sorprese. Anche per questo professore normale e disgraziato, entrato anche lui a buon diritto nella galleria simenoniana degli uomini "nudi". F. Gianaria, A. Mittone