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Ho iniziato la lettura molto ben disposto, ma dopo un po' di pagine ... che peso. Ho trovato l'ispettore irritante, così come, molto spesso le conversazioni: pag. 162 (nell'edizione Giallosvezia), "Mi ha telefonato.." "Le ha telefonato?" "Esattamente" "Non è sicura che sia stato lui a telefonare?" pag. 163 "E lui cosa ha risposto?" "Che non aveva tempo." "Non aveva tempo?" "Sì" Queste ripetizioni sono una costante nelle conversazioni. La storia è strampalata e l'ispettore risolve il caso ... per caso. Sono arrivato alla fine ... con fatica. Peccato
Pagine, pagine e pagine per raccontare il nulla. Il romanzo ne avrebbe guadagnato con 100pagine in meno. Però si lascia leggere e la storia è interessante. Mei insci che perd l'umbrela.
Sicuramente questo romanzo sconta un pò di lentezza nella narrazione. Ma tale lentezza, a mio parere, è acuita dal confronto che, quasi naturalmente, viene spontaneo con la valanga di autori anglosassoni tradotti in italiano che si cimentano nel genere thriller-giallo. Questi, infatti, sono mestieranti dell'azione senza respiro, del rocambolesco, di sparatorie ed inseguimenti etc. Dahl, invece, è uno che, al pari della neve ovattata che cade negli inverni norvegesi, lavora con lentezza. Presenta senza fretta tutti i personaggi, spesso attraverso infiniti dialoghi; ognuno ha un apparente movente, ognuno potrebbe essere l'assassino. L'uomo in vetrina è un romanzo di buona fattura, discreto, quasi silenzioso; non c'è tecnologia all'avanguardia nelle indagini, ma solo intuito e conversazioni-interrogatori alla scoperta dei vari personaggi. Insomma, un romanzo elegante e discretamente coinvolgente. Non un capolavoro ma senza dubbio un testo di pregevole fattura.
Recensioni
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