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Mi accordo ai commenti negativi. E' un vero peccato, perchè le prime pagine le trovavo molto accattivanti. Poi il vuoto, il "già letto", le considerazioni che mi sembravano eccessivamente dilungate per un libro di sole 150 pagine... e un finale che mi ha lasciato a bocca aperta in senso negativo, tant'è che in un primo momento ho pensato a una copia difettosa in cui mancassero le ultime pagine: ora, d'accordo che un lettore diciamo così maturo si possa accontentare dei sottintesi, ma in questo caso io trovo che ci sia proprio uno sbilanciamento stridente tra premesse e conclusione, nel senso che l'interrogativo scritto nelle prime pagine (omicidio o suicidio?), e le anticipazioni sparse nel seguito (per esempio quando ci mostra il pensiero di Hans che rimanda una certa azione all'arrivo alla stazione di Vienna) vengono lasciati a parer mio un po' troppo irrisolti. Questo fatto, unito a quello che buona parte del testo è occupata da un racconto purtroppo tragicamente già noto sui lager, ripeto in un libro breve di sole 150 pagine, mi lascia decisamente insoddisfatto. Per cui, nonostante la scrittura di ottima qualità, non riesco a dare più di una stella, intesa all'operazione editoriale più che all'autore.
Un piccolo capolavoro della letteratura italiana che tutti dovrebbero leggere!
A mio modesto parere l'esordio letterario di Paolo Maurensig coincide col suo più grande capolavoro. Un romanzo la cui trama è stata perfettamente architettata dallo scrittore friulano, che ha saputo fondere magistralmente la sua passione per gli scacchi con il dramma dell'olocausto. L'esposizione articolata su diversi piani narrativi funziona alla perfezione, creando un incastro armonioso come quello degli ingranaggi del miglior orologio svizzero e il compianto Maurensig ha orchestrato il tutto al pari di un orologiaio d'altri tempi. Imprescindibile per chi ama le storie che stuzzicano l'ingegno.
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