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Ho visto "Viaggi in Europa" e pensato: "Ma si! Potrebbe essere divertente leggere dei viaggi fatti da un personaggio come Giuseppe Tomasi da Lampedusa". Avevo già letto il Gattopardo, conoscevo lo scrittore, ed ero rimasto molto impressionato dalle sue capacità. Ora, avendo letto l'epistolario, sono ancora più colpito, tanto per la sua abilità di scrittore quanto per le risate che mi sono fatto leggendo il libro. Da questo scritto se ne ricava una bellissima visione della persona: scherzosa, gioviale e particolare. Le sue colazioni infinite, gli sberleffi ai cugini, gli stati d’animo del Mostro(nomignolo con cui si cita)… E’ consigliabile a tutti: sia a chi non ha nulla da leggere (è una lettura breve), sia a chi è rimasto piacevolmente impressionato dallo scrittore.
Recensioni
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Lettore onnivoro, profondo conoscitore delle letterature europee, frequentatore di musei e collezioni d'arte, appassionato consumatore di film, il giovane Lampedusa degli anni venti è una figura di geniale dilettante: lontanissimo da ogni forma di provincialismo all'italiana e perfettamente a suo agio nel gran mondo aristocratico del primo dopoguerra. Queste sue lettere degli anni venti, scritte ai cugini Casimiro e Lucio Piccolo dalle capitali europee (Parigi e Londra, ma anche Zurigo e Berlino), ne sono preziosa testimonianza. Ma la curiosità del dilettante, come l'epicureismo del bon vivant (affascinato da pantagrueliche colazioni e dall'arte culinaria in genere), sono continuamente filtrati e raffreddati grazie a un meraviglioso umorismo, formato sulla migliore tradizione inglese: scanzonato distacco che permette all'epistolografo di ironizzare su se stesso nei panni del "Mostro" (soprannome e terza persona adottati sistematicamente nel complice scambio con i cugini), ma soprattutto sulle cose viste e sulla varia umanità incontrata nei suoi viaggi. Poiché l'entusiasmo della giovinezza, in questo Lampedusa, è sì responsabile di appassionate descrizioni paesaggistiche e incantati slanci estetici (privilegiando "il pellegrinaggio attraverso la old England"), ma sfuma anche a ogni passo nella feroce malinconia del moralista e nell'amarezza di un disilluso ritrattista. Il colto viaggiatore siciliano, infatti, partecipa in superficie ai pregiudizi della sua classe (l'ammirazione per il fascismo, l'insofferenza antisemita), ma è soprattutto uno scettico, un occhio che scorre sul mondo fermandosi sui dettagli con la precisione del grande narratore. E molte di queste lettere, per lo stile denso e brillante che le trasforma in autentiche conversation pieces, sono già degne del futuro autore del Gattopardo.
Rinaldo Rinaldi
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