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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 1990
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L'ultimo libro di Bettelheim ricostruisce, attraverso una vasta raccolta di saggi, l'autobiografia intellettuale di un uomo, di uno psicoanalista e di un filosofo critico che ha vissuto, operato e pensato nel fuoco delle vicende storiche del nostro secolo.
La prima parte dimostra lo stretto rapporto esistente tra la cultura viennese e il pensiero di Freud, segue poi le vicissitudini di questo pensiero nella ricezione dei suoi seguaci e nella modalità con cui si diffuse negli Stati Uniti. Sul filo del ricordo, l'Autore ci restituisce lo stupore e la ricchezza del suo primo incontro con la psicoanalisi, con quel sapere sovversivo del rapporto con sé e con l'altro che diverrà determinante per la sua vita e per la sua opera. Ciò che unifica questi saggi è l'atteggiamento razionalista e critico di Bettelheim, la sua insofferenza verso qualsiasi tentativo di idealizzare la Psicoanalisi e di eroicizzarne i fondatori, anche celando semplicemente le loro debolezze, come nel caso del tormentato rapporto tra Jung e Sabina Spilrein.
La seconda parte ci presenta Bettelheim nella figura di educatore che conosciamo grazie al suo famoso libro "Un genitore quasi perfetto". Il rapporto dei bambini con la cultura è indagato attraverso momenti estranei alla pedagogia ufficiale ma che sono divenuti ormai determinanti nella formazione infantile: la lettura, la percezione della città, la visione cinematografica, la fruizione della televisione, la visita di musei.
Nella terza e ultima parte del libro Bettelheim ripensa al genocidio nazista degli ebrei con l'autorità che gli conferisce la sua traumatica esperienza di internato nei campi di concentramento e di curatore delle più profonde ferite dell'animo umano.
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