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Poesie o squarci di vita reale per scrivere la propria autobiografia? E perchè fare una distinzione quando in un libro di racconti sulla tanto ricercata felicità si possono trovare entrambi (?)
Trattasi di una biografia romanzata, con lo scopo di richiamare situazioni in cui si ha un assaggio di quella che chiamiamo "felicità". Il Vecchioni autore di testi geniali, delicati, toccanti, leggeri non mi trasmette le stesse sensazioni con la prosa, per quanto accattivante. A tratti la ricerca di una morale o la prolissità rallentano la narrazione, rendendo la lettura faticosa; altre volte si respira una leggerezza che si presta meglio al tema della biografia. Nel complesso mi è piaciuto, ma non mi è entrato nel profondo, come forse mi aspettavo succedesse.
Cosa ci si può aspettare da uno dei più grandi parolieri della storia del nostro paese? Una vera opera d'arte.
Recensioni
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Un viaggio personale imprescindibile per i seguaci del prof. di greco e latino, un’autobiografia impreziosita da squarci letterari ricchi di citazioni classiche, ma anche un manuale su come imbrigliare la felicità, un’ode, immaginiamocela cantata, all’irripetibilità della vita.
Io sono partito per un viaggio dal primo giorno e con la vita ho incominciato questo nostro gioco di riempire le valigie della memoria. Ed è stato più forte di me, non potevo fermarmi.
Qui sono proprio io. Nel passato, nel presente e nel futuro. Con questa dichiarazione d’intenti di lampante chiarezza Vecchioni apre un’autobiografia atipica, da cui sono esclusi i ricordi della lunga carriera musicale. Il libro si propone invece come un excursus su alcuni dei momenti più felici del cantautore, ritratti attraverso istantanee, dense di richiami lirici, da cui emerge – trionfante - lo sconfinato amore verso i quattro figli, ai quali il testo è dedicato.
La vita che si ama non è soltanto un’autobiografia, ma soprattutto una riflessione artistica sullo scorrere del tempo e sulla necessità di non subire la vita, un compendio di consigli, elargiti ai figli, sull’arte di catturare la felicità governando quello che Vecchioni definisce il tempo verticale.
In antitesi alla nozione lineare del tempo fisico, che domina il nostro vissuto psichico, fagocitando tutti i trascorsi per relegarli nell’oblio, il tempo verticale è invece costituito dalla somma verso l’alto – il futuro - di tutti i momenti felici del passato. Rivivendoli continuamente nel presente, essi si cristallizzano nell’anima, cucendo un abito mentale infinitamente propeso verso il piacere.
L’autore infatti non crede alla transitorietà della felicità, ritenendo che essa esista ab aeterno e proceda in parallelo lungo rotaie esterne a noi. Il compito di ogni uomo sta nel provare a ricalibrare il proprio percorso di vita per condurlo su tali binari, diretti verso un ideale passato che non fugge mai, dove il futuro è immaginazione creativa coincidente con il presente, in un allenamento per possedere il tempo.
Date certe premesse, diventa ovvia la scelta di narrare gli eventi non seguendo un ordine cronologico. Il testo è suddiviso in tredici lettere immaginarie da spedire ai figli, in cui sono narrati episodi – sovente romanzati a detta dell’autore stesso – in apparenza secondari.
Queste vicende tuttavia contengono gli attimi di massima felicità della vita di Vecchioni, dei momenti di cui si serve di continuo per dare una rotta positiva alla propria esistenza. In ognuno dei tredici capitoli compare un personaggio significativo, come per esempio lo studente impreparato all’esame di maturità, perdonato in quanto inguaiato da pene d’amore. Il più toccante – e il più lungo - è riservato al ricordo di Aldo, il padre, ”insegnante napoletano, inguaribile donnaiolo e maniaco del gioco d’azzardo”, di cui celebra l’imperturbabile ed eterna serenità. Affettuose anche le pagine dedicate alla madre, la cui dolcezza continua ad ispirare la vita del cantautore. Tra gli episodi immaginari il più riuscito, denso di momenti comici, è sicuramente il fantastico incontro a scacchi in cui Vecchioni sfida Chomsky.
A chiudere le lettere troviamo inoltre i testi delle canzoni dedicate ai figli. La preferita di Vecchioni è Quest’uomo, la meno conosciuta, in cui il cantante grida, senza vergogna, l’incapacità fisiologica di stare lontano da Edoardo, Arrigo, Carolina e Francesca, la fortunata prole, per cui ringrazia Daria, la moglie e l’artefice dei quattro capolavori.
Un viaggio personale imprescindibile per i seguaci del prof. di greco e latino, un’autobiografia impreziosita da squarci letterari ricchi di citazioni classiche, soprattutto Saffo, ma anche e soprattutto un manuale su come imbrigliare la felicità, un’ode, immaginiamocela cantata, all’irripetibilità della vita.
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