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Anno edizione: 2018
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Da questo autore sai che cosa aspettarti: la lotta di un uomo con i suoi incubi, un eroe molto maschio e molto solo, contro il male. Il racconto è lineare nei tempi, è un racconto classico, è epica antica. Contemporaneo è invece il male affrontato dall'eroe; male multiforme, forse troppo multiforme (cyberbullismo, reduci alcolisti, adolescenza maledetta, orrori di guerra, satanismo, segreti, stanze misteriose...). Il tessuto narrativo è fatto per una percentuale molto elevata da dialoghi senza per questo diventare banale o frammentario e non deve essere per niente facile.
Primo romanzo di Montanari che leggo e l'ho trovato decisamente bello. Una storia cruda, a volte un po' forzata ma purtroppo realistica. Il bullismo, la crudeltà, la sopraffazione violenta nella società odierna sono molto diffuse, forse sorprende vederle nel contesto di un paesino di montagna, in cui ci si aspetta serenità e solidarietà. Una scrittura scorrevole ed avvincente.
Il Male non ha confini spaziali e temporali e può essere occasione di redenzione personale, anche a vantaggio della comunità: a me pare essere questa la sintesi del romanzo. L'inizio come un grande desiderio di fuga di un prof da una Milano poco carica di promesse; la parte centrale nel bucolico paesaggio di montagna che pian piano mostra le sue oscure crepe all'interno e all'esterno del contesto scolastico; un finale che intreccia violenze fisiche e verbali, cyberbullismo, gli orrori della Bosnia, le ombre del nazismo, azione da film americano. La svolta del protagonista nella finale scelta di vita appare un po' patetica. In alcune parti prolisso e prevedibile, lo stile e il linguaggio sono sempre scorrevoli ma da Montanari mi sarei, comunque, aspettata di più.
Recensioni
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Questo romanzo affronta l’usatissimo tema del bullismo da una prospettiva particolare, quella di un giovane professore precario. Marco ha trentacinque anni, dei trascorsi complicati con la famiglia d’origine e un urgente bisogno di stabilità economica. Quando gli viene proposta una cattedra annuale all’istituto Mazzoli, la scuola media di un piccolo paese isolato tra le montagne lombarde, non può permettersi di fare lo schizzinoso. Fin dal suo primo giorno in valle, però, si troverà a fare i conti con una situazione ai limiti del surreale. Tra i suoi studenti, che si appostano fuori dalla galleria del paese per assaltare le macchine come gli indiani con le diligenze, ce n’è uno, Rudi, che sembra la personificazione del male. Insieme ai compagni ha creato la setta del dio serpente Bilial, poco più di un pretesto per le orge e la cocaina, più facili da giustificare con le ragazze se ammantate da un alone di esoterismo. Rudi è ovviamente il leader indiscusso del suo gruppo: con lui, Marco è costretto a una continua partita a scacchi, da cui spesso esce con le ossa rotte. Intorno alla sicurezza dei ragazzi – nella fattispecie a quella di Chiara, la più giovane di loro nonché bersaglio preferito di Rudi – si gioca una battaglia che coinvolge tutto il paese. Dalla parte di Marco ci sono una collega, il vecchio e sfiduciato preside, un prete decisamente interventista e, personaggio chiave, il misterioso vicino di casa, un exmaggiore dell’esercito jugoslavo. Montanari, le cui abilità di scrittore midcult ormai ben conosciamo, ha lavorato con successo sul congegno narrativo(...). Nel romanzo c’è spazio per lo sviluppo ordinato della trama e per le incursioni nel passato di Marco, dal quale ricaviamo profondità e fili rossi tra il prima e l’ora. Tutto è calibrato come una bomba a orologeria, con i colori e i toni che si incupiscono mano a mano che ci si avvicina alla scena risolutiva: lì la vicenda della Vita finora si fa allegoria, i nomi comuni si ritrovano all’improvviso la maiuscola delle grandi occasioni e scendono in campo i valori, la storia, il coraggio.
Recensione di Matteo Fontanone
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