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Anno edizione: 2008
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Ho seguito la carriera di questa incredibile band sin dagli esordi. Mi ricordo che ai tempi di Orchid ero un metallaro un pò anomalo dal punto di vista dei clichè esteriori ma dentro ero un metallaro tout court! Ora, sembra un segno del destino, sono esattamente per il metal ciò che gli Opeth sono per quest'ultimo! Di acqua sotto i ponti ne è passata e sfido chiunque abbia idee che vogliono gli Opeth ancorati ancora ad un genere che nonostante sembra florido a mio avviso non ha più nulla da dire! E nella scena metal, intesa in tutte le sue branche, il combo svedese è l'unico che si contraddistingue! Dicevo che di acqua sotto i ponti ne è passata dall'acerbo Orchid. Gli Opeth man mano hanno dato precedenza ad influenze musicali che hanno sempre amato ma che magari non osavano confessare del tutto. La svolta si ebbe con l'insuperato Still Life quando le venature Prog (non metal) e passaggi Jazz si manifestavano in tutta la loro bellezza e senza riserve. Man mano le influenze estreme andavano scemando tanto che ora, ascoltando questo ultimo non bellissimo lavoro, il cantato tipicamente death di Mikael (che quando canta pulito è semplicemente angelico!) da un pò di fastidio perchè mal si coniuga con la direzione che, inesorabilmente, gli Opeth hanno intrapreso. Inesorabilmente sottolineo. Perchè questo Watershade, lavoro iper-tecnico e complesso, tanto da farti capire che la magniloquenza ed il "freddo calore" dei dischi precedenti quì non trova posto, è un disco di transizione, la fine di un ciclo e l'inizio di un altro che porterà la band in altri lidi e dove il metal estremo sarà solo un condimento come il pepe. Meglio così comunque perchè gli Opeth si meritano tutto il bene possibile alla luce della straordinaria musica che ci hanno regalato nel corso degli anni! E certamente il metal estremo è per loro una scarpa molto stretta!
Recensioni
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