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Anno edizione: 2018
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Scrittura chiara. Testo scorrevole, ma la trama non mi ha entusiasmata particolarmente.
non mi ha convinto, scrittura che non cattura, forse superficiale. non credo leggerò la tetralogia intera ma forse non sono io all'altezza
"Autunno" di Ali Smith è stato finalista al "Booker Prize" nel 2017. L'edizione italiana della Sur conta sulla delicata arte di Riccardo Falcinelli. Metaforicamente, la storia è quella di un tramonto, di un autunno condiviso. "Di nuovo buongiorno signor Gluck" dice lei." Oh, ciao" fa lui" Immaginavo che fossi tu. Bene. È bello vederti. Cosa leggi di bello?" Così entrano in connessione Daniel ed Elisabeth, così il cerchio si apre e si chiude, così trova la propria voce. Elisabeth legge e ricorda al capezzale di Daniel dormiente. Lì riannoda i fili delle loro vite, lì, attraverso le parole, ne ricostruisce l'intreccio, perché "le parole sono dei veri e propri organismi. La lingua è come i papaveri. Basta che qualcosa smuova un po' di terreno tutto attorno ed ecco che vengono su le parole che fino ad allora erano rimaste dormienti." L' autunno è una stagione dormiente, una stagione "di mezzo" tra ciò che è già stato e ciò che può ancora essere, tra la memoria e l'immaginazione. I personaggi stanno "come d' autunno sugli alberi le foglie." Entrambi attraversano una fase di precarietà, sospesa tra ricordi e speranze, realtà, arte e fantasia. Ali Smith sa raccontare l'insicurezza insita nella percezione dello scorrere del tempo, sa narrare l'inquietudine dell'animo, l'intimità di un incontro autentico, la responsabilità dell'altro, in particolare, dell'altro quando è in difficoltà. L'autrice trasporta noi lettori prima nella stasi e poi nel caos del Regno Unito post Brexit, attraverso la quotidianità frantumata dei due protagonisti. Daniel ed Elisabeth fanno tenerezza, cercano tenerezza, oltre le aspettative altrui, le età e le esperienze diverse. La tenerezza è indispensabile perché nessuno si salva da solo, ma "dobbiamo sperare che alla fine le persone che ci amano e che ci conoscono almeno un po' ci avranno visti davvero per quello che siamo. Alla fine questo conta e poco piu." Alla fine restano i sospiri, quelli che seguono le letture capaci di sfiorarci dentro.
Recensioni
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Smith, il ricordo di un’amicizia e la complessità del presente
Autunno (225 pagine, 17,50 euro) è il primo di una serie di libri che Ali Smith dedica alle stagioni. Sono storie a sé e possono essere lette indipendentemente dai volumi che le precedono. Autunno, tradotto da Federica Aceto e pubblicato dalla casa editrice Sur, viene spesso indicato come un libro sulla Brexit e le disastrose conseguenze che sono seguite: il referendum è sicuramente un tema importante all’interno della storia, ambientata a una settimana dal voto, ma non è il solo e l’autrice è attenta a non indicarlo chiaramente, preferendo lasciarlo sullo sfondo, quasi una sensazione che trasmette al lettore un clima di incertezza e di ostilità diffuse.
Non a caso questa stagione evoca nell’immaginario un simbolo di decadenza e i segnali di questo progressivo degrado sono evidenti: le persone sono diffidenti, le notizie dei giornali diffondono timori ed episodi di violenza spaventosi che scivolano nello spettacolo effimero della cronica, sui muri e sui balconi delle case appaiono scritte che urlano “tornate a casa!”.
In questo clima di velata tensione – nessuno condivide pubblicamente uno stato di malessere – conosciamo la storia di un’amicizia fuori dal comune tra Daniel, il vecchio vicino di casa, e una bambina di otto anni di nome Elisabeth che rivive la nascita di questo legame straordinario a trent’anni di distanza, negli ultimi istanti di vita del suo mentore. Perché di questo si tratta, di un mentore estremamente sagace che insegna a una mente vivace e ancora malleabile i valori fondamentali del rispetto, della tolleranza, della diversità, della relatività delle nostre verità, di ciò che chiamiamo normale o anormale. È sempre Daniel che le svela il mondo dell’arte e dell’estetica, in quanto artista e “artistoide”, e sarà grazie alle sue preziose lezioni se Elisabeth diventerà professoressa di storia dell’arte.
È la diversità e il senso del diverso a legare due persone di età così distanti: Daniel passa per un vecchio omosessuale artistoide, con la fissa per la Pop Art; Elisabeth è una bambina intelligente e stranamente interessata alla filosofia e alla letteratura. Il testo è infatti ricco di richiami letterari e propone continui rimandi a scrittori, pittori, artisti e alle loro opere (Charles Dickens, Thomas Hardy, Aldous Huxley). L’attenzione particolare attribuita alle immagini, alla parola scritta e ai loro significati possibili ci ricorda che il prodotto dell’arte non può vivere se non grazie all’impianto che lo precede, ci ricorda che le idee e i pensieri passati plasmano il nostro sentire attuale.
L’intertestualità è un tema molto caro ad Ali Smith, che nei suoi testi non risparmia citazioni e riferimenti letterari, consapevole com’è del fatto che l’intertestualità è il muro portante della letteratura.
Non è la trama che conta: in Autunno non c’è intreccio ma idee, visioni, frammenti, memorie che restituiscono il ritratto di una società in crisi, violenta e intollerante, dove si deve dimostrare che la propria identità corrisponde allo standard richiesto (in alcune scene, Elisabeth è alle prese con il rinnovo del proprio passaporto e il percorso burocratico subisce diversi intoppi). È una realtà dove la sicurezza lavorativa è un privilegio di pochi e l’impiego precario la condanna di molti, tra cui Elisabeth e il suo lavoro di insegnante all’università.
Autunno di Smith è un libro intenso, poetico, che riflette sugli eventi che scuotono la nostra società di oggi e ci aiuta a capire meglio la realtà incerta che ci circonda, analizzando moltissimi temi della politica attuale. Una visione amara ma non disperata: c’è speranza ed è proprio dagli insegnamenti del vecchio Daniel che possiamo ricominciare a pensare noi stessi e gli altri. «Bisogna sempre leggere qualcosa, disse lui. Anche quando non stiamo fisicamente leggendo. Altrimenti come facciamo a leggere il mondo? Pensala come a una costante».
Recensione di Silvia Gasparoni
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