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Anno edizione: 2016
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Chi già conosce i libri di Tito Barbini sa che esiste un filo sottile che li collega tutti. Una geografia di luoghi conosciuti e visitati più volte nell'arco della sua vita, di personaggi a volte incontrati per caso altre volte cercati che hanno lasciato una traccia pesante lungo il suo viaggiare. L'incontro con Don Patagonia, Alberto Maria De Agostini salesiano in Terra del Fuoco,avviene per caso su un rompighiaccio nel 2006 mentre era diretto in Antartide. E' qui, nella piccola biblioteca messa a disposizione dei viaggiatori che l'autore si imbatte in una autobiografia "I miei viaggi nella Terra del Fuoco" scritta da Padre Alberto Maria De Agostini nel 1923. Ma chi era questo salesiano ordinato sacerdote nel 1909, originario di Pollone, un paese del Biellese, che, giovanissimo, decide di mettersi in viaggio per raggiungere la Terra del Fuoco? Tito Barbini decide di mettersi in viaggio con lui e ci restituisce un ritratto inedito, di un uomo che in Italia è pressocchè sconosciuto ma che è stato uno dei pochi se non l'unico a documentare lo sterminio degli Indios della Patagonia. Fotografo,geografo, esploratore, scrittore, ha scalato montagne, scoperto ghiacciai e percorso migliata di chilometri a piedi per documentare i rilievi geografici fino a quel momento inesplorati, della Terra del Fuoco. Tito Barbini e Don Patagonia sono due cacciatori di ombre. Ombre dei nativi, gli indios Alakalue, gli Yamana, gli Ona, di cui rimangono oggi solo le immagini fotografiche o qualche raro filmato, sono le ombre dei desaparecidos , sono le ombre degli emigranti che agli inizi del secolo scorso si imbarcavano per raggiungere l'America Latina, sono le ombre di figure come l'anarchico Severino di Giovanni di origini abruzzesi che venne fucilato negli anni trenta. Alberto Maria de Agostini morirà il 25 dicembre del 1960 in Corso Valdocco a Torino. Il suo ultimo desiderio quello di vedere, attraverso le finestre spalancate, le Alpi che tanto gli ricordavano le cime patagoniche.
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