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Pubblicato nel marzo 1998 questo romanzo consacrò il successo di Andrea Camilleri: acclamato dalla critica, nella classifica dei libri più venduti dell’estate di quell’anno i primi dieci titoli erano suoi romanzi. Ci piace ricordare che il 3 giugno 1998, verso mezzanotte, un cliente di Fremont (California) ordinava su Ibs.it il primo libro italiano via Internet: La concessione del telefono di Andrea Camilleri.
«Nell’estate del 1995 trovai, tra vecchie carte di casa, un decreto ministeriale per la concessione di una linea telefonica privata. Il documento presupponeva una così fitta rete di più o meno deliranti adempimenti burocratico-amministrativi da farmi venire subito voglia di scriverci sopra una storia di fantasia». - Andrea Camilleri
1891. Il telefono è arrivato in Sicilia, ma per ottenere l’allacciamento è necessaria una concessione governativa firmata dal ministro, previo pagamento di una onerosa tassa. Filippo Genuardi, commerciante di legnami, dovrà sudarsi la concessione dato che i pali necessari al collegamento telefonico sono 58 lungo una striscia di 3 chilometri che interessa ben 14 diversi proprietari; senza contare che la lettera che Genuardi ha indirizzato al prefetto di Montelusa contiene un imbarazzante errore proprio nel cognome... Non resta che rivolgersi all’uomo di rispetto locale, ma la vicenda si complica perché il commerciante viene sospettato di essere un sovversivo. Nella Vigàta di fine secolo Camilleri incanala la propria vena satirica in una sorprendente organizzazione del racconto: a una prima parte burocratica ufficiale - «cose scritte» - fanno seguito i gustosi dialoghi fra i protagonisti -«cose dette» -, nella terza e ultima parte i fili della vicenda si tingono di giallo… Da questo libro il film/tv prodotto da Palomar per la Rai, interpretato da Alessio Vassallo, Corrado Guzzanti, Corrado Fortuna, Fabrizio Bentivoglio per la regia di Roan Johnson. In anteprima nelle sale cinematografiche a metà marzo 2020, andrà in onda in prima serata il 6 aprile.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Vigata ma d'epoca (fine XIX secolo). Una narrativa geniale fatta di equivoci, intrecci, voci, richieste ed appelli, burocrazia e malintesi. Consiglio di leggerlo insieme al Birraio di Preston.
Camilleri non si smentisce mai e con la consueta arguzia presenta una storia vera e documentata, mettendo in risalto tutte le situazioni paradossali dell’epoca. La cosa che lascia stupiti e perplessi è scoprire che ancora oggi, sul piano della burocrazia, non sono poi stati fatti così tanti miglioramenti.
Ennesimo capolavoro del mio conterraneo e genio Camilleri, da una apparente semplice storia, riesce a racchiudere tutta la Sicilia di fini 800, miscelando alla perfezione personaggi reali e personaggi fantasiosi che reggono una storia divertente e curiosa. Da questo racconto costruito in maniera molto meticolosa si scopre anche una realtà Siciliana e Italiana non molta diversa da ciò che viviamo oggi, forse era più semplice e più genuina e Camilleri questo lo descrive benissimo come se stesse vivendo lui stesso la Storia del protagonista. Da leggere assolutamente, ne rimarrete affascinati.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"L'errore giudiziario, o Signori, è il pericolo tremendo che incombe su ogni processo. La domanda che attaglia il cervello, il cuore, il sentimento di ogni uomo che esercita la Giustizia e fa insonni le sue notti è sempre uguale: sto io fallando?"
La descrizione di un'Italia di fine Ottocento, la cui unità risale ad una trentina d'anni appena, e di una classe dirigente che deve governare in un paese imprevedibile ed eterogeneo in cui le varie gerarchie del potere risentono ancora di una burocrazia farraginosa e giudicano per antichi preconcetti. Chi viene preso nelle maglie dell'amministrazione rischia di non venirne più a capo. Anche perché gli amministratori rasentano spesso la follia, nel vero senso della parola.
Come racconta l'autore, l'ispirazione della storia arriva dal ritrovamento di un decreto ministeriale per la concessione di una linea telefonica privata. "Il documento presupponeva una così fitta rete di più o meno deliranti adempimenti burocratico-amministrativo da farmi venir subito voglia di scriverci sopra una storia di fantasia"..
Divertente e appassionante sin dalle prime righe, questo romanzo di Camilleri dimostra subito quale sarà lo spirito della storia. L'inizio è rappresentato da uno scambio epistolare svoltosi fra alcuni personaggi di Vigàta, l'immaginario paese siciliano assolutamente rispondente alla realtà in cui l'autore ambienta abitualmente le sue storie. Le lettere hanno un accento assai diverso, a seconda del destinatario: confidenziali, quasi volgari quelle tra amici, pompose e deferenti quelle rivolte alla pubblica amministrazione. Molto divertente quella di Vittorio Marascianno, prefetto di Montelusa, al suo amico e collega Arrigo Monterchi, questore nella medesima cittadina, nella quale vengono riassunti gravi fatti personali attraverso un codice numerico, di cui deve essere necessariamente edotto anche il destinatario della lettera, previo non comprendere assolutamente nulla: un codice composto dai numeri della smorfia.
Filippo Genuardi, cittadino di Vigàta, inoltra una richiesta per la concessione di una linea telefonica, ma "L'iter della pratica di concessione governativa per una linea telefonica ad uso privato, vale a dire non commerciale, è in genere abbastanza lungo e laborioso, abbisognando tutta una serie di informazioni e di rilievi preliminari"....
Il richiedente è un appassionato dei nuovi strumenti messi a disposizione dal progresso tecnico. Possiede un quadriciclo a motore "Phaëton" della ditta Panhard-Levassor (di cui esistono solo tre esemplari in tutta Italia) e una macchina parlante e cantante, "phonograph Edison": manca il telefono. Ma il suo amore per il progresso suscita sospetti; non è "normale", cosa nasconderà? Sarà forse un affilliato di quella setta di "senza Dio, senza Patria, senza Famiglia, senza Dignità, senza Decoro, senza Onestà, senza Arte né parte che si ispirano all'ateismo e al materialismo"? Scatterà un'indagine con implicazioni anche drammatiche sino a un finale davvero imprevedibile.
La scrittura è quella abituale, che ha fatto parlare molti critici di capolavoro. Il valore della lingua d'origine, zeppa di termini e inflessioni dialettali, viene riscoperta in modo magistrale da Camilleri, che la adatta a una narrazione, di fatto non facile, di un evento scarso di pathos, trasformato proprio dal linguaggio in una storia curiosa dall'andamento travolgente.
A cura di Wuz.it
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