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Proposto per il Premio Strega 2020 da Ferruccio de Bortoli.
Una “storia meridionale” il cui protagonista è Caccuri, un borgo calabrese che è un piccolo scrigno di ricchezze contrastanti, di asprezze e dolcezze insieme. Con i suoi odori, i suoi sapori, i suoi colori. E naturalmente i suoi misteri.
«Ritornando a casa, mi venne in mente mio padre, lungo le strade e i posti che amava. L’odore di umidità e di finocchietto selvatico. Lo splendore soffuso del castello. Ecco la Caccuri a cui chiedevo conforto. Perché un paese, per quanto male potesse averti fatto, per quanto te ne fossi allontanato, era casa tua, il luogo della costruzione, degli affetti. Lo era stato, tanti anni fa, e continuava a esserlo ancora».
Il 19 marzo 1964 nel borgo calabrese di Caccuri si festeggia San Giuseppe. Mentre Jacopo Jaconis, musicista e autore di colonne sonore, è a pranzo con la famiglia, un ragazzo, Saverio Marrapodi, viene trovato sgozzato in campagna a pochi chilometri dal paese. In un'abitazione lì vicino c'è anche il corpo senza vita di una vecchia e strana zitella, Ermelinda Guzzo, colpita a morte da un unico colpo di arma da fuoco. Mentre del corpo della fidanzata di Saverio, Silvia Spadafora, non si saprà nulla per molti anni. Il prete di Caccuri, don Marcello Poli, accusa degli omicidi il padre di Jacopo, ex preside del paese e amante della letteratura, una passione quasi maniacale trasmessa ai figli. Jacopo sarà così coinvolto suo malgrado in una lunghissima indagine per scagionare il padre dalle accuse, avendo come unico alleato il maresciallo Nisticò, anch'egli convinto dell'estraneità di Amilcare Jaconis. Sarà per il protagonista uno svelamento lento ma doloroso, che avverrà attraverso confessioni, indizi e tracce lasciati fra i libri, sullo sfondo di un paese che è sempre protagonista, silenzioso e ingombrante.
Proposto per il Premio Strega 2020 da Ferruccio de Bortoli: «Le province, i borghi nascosti e sconosciuti, i non-centri del nostro Paese dove il tempo scorre in modo diverso e la vita sembra non accadere. Sono queste le nuove grandi protagoniste della narrativa italiana degli ultimi anni, luoghi in apparenza silenziosi ma dove il vissuto dei personaggi fa un rumore assordante. È quella di Caccuri, quella di una Calabria genuina e inedita la provincia che Olimpio Talarico mette in scena tra le pagine di Cosa rimane dei nostri amori, raccontando l'intenso legame tra il borgo crotonese e le storie dei suoi abitanti. Un senso di repulsione e avvicinamento necessario caratterizza questo legame, un legame che ogni lettore riconosce come proprio. Un rapporto denso di amore-odio conduce chi legge a capire il senso del profondo radicamento nei confronti della propria terra, indiscutibile presupposto alla vita di tutti. Il pretesto per indagare questo particolare legame è dato da un crudo fatto di cronaca nera, che getta sulle più strette relazioni del protagonista una pesante ombra di sospetto. Il merito di Olimpio Talarico è quello di far scoprire ai lettori il proprio passato mentre li conduce tra le strade una Caccuri forte e cruda, calandoli in una lingua complessa e intrisa di termini dialettali. Ed è proprio quando chi legge sarà entrato nel seducente dipanarsi della trama e avrà scoperto i più spietati atti che un uomo è in grado di compiere, che Talarico obbligherà tutti noi a interrogarci: "E se fossi io?".»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Con questo libro olimpio talarico raggiunge la sua maturità letteraria la scrittura è approfondita intensa e a tratti anche poetica soprattutto quando parla della sua caccuri con le sue viuzze i suoi profumi il castello che domina dall 'alto il vento che ora soffia dal mare ora dalla sila portando i profumi del mare o dei monti e le ciaule che volano nel cielo e tra i merli del castello. Su questo sfondo si svolge un giallo pieno di suspence che ti tiene attaccato al libro fino a che non l'hai finito perché non scopri il colpevole fino all'ultima pagina. Un gran bel libro da leggere tutto di un fiato che è stato proposto a ragione per il premio strega.
Quando conosci un autore dal suo ultimo libro e scopri con quanta passione è possibile vivere e descrivere una località, un luogo, uno "spazio interiore, ancestrale, viscerale e profondo" ai più sconosciuto, realizzi il motivo per cui da quel libro non riesci a staccarti. È un richiamo a scoprire la storia, che non si riduce al mero comprendere chi sia l'assassino, ma si allarga al desiderio di capire chi siano i personaggi, quale sia la loro storia, i loro interessi, i loro patimenti. Il merito dello scrittore è quello di inchiodarti alla storia al punto di vivere e sentire sulla propria pelle quella passione che diventa anche tua e ti rimangono addosso gli odori, i sapori di un luogo che impari a conoscere e ad apprezzare attraverso gli occhi dell'autore.
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