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“Il giorno in cui ho imparato a volermi bene, mi sono rifiutato di continuare a vivere nel passato e di preoccuparmi del futuro. Oggi vivi solo il momento presente, quello in cui tutto si compie.” [Kim MacMillen] Finalmente! Finalmente sono riuscita a terminare un libro mai amato fin dall’inizio. Un libro che mi ha portato in un profondo stato di tristezza ed angoscia. Un libro drammatico, triste, che al di là di qualche bella frase qua e là non mi ha lasciato praticamente nulla tranne angoscia, angoscia e ancora angoscia. L’ho scelto per il titolo, pensavo ad una bella storia.. e invece alla fine è un libro eccessivamente filosofico e psicologico e basta. Tutto il “racconto”, tutta la storia si origina dalla domanda “Mamma cos’è l’ego” fatta da un bambino più maturo della sua età, un bambino (che ho trovato tanto simile al Piccolo Principe, libro che ho detestato) a sua madre.. una madre tanto piena di se che nella sua smania di grandezza ed onnipotenza (è una neurochirurga infantile) non riesce a dare una risposta alle domande del figlio. Non faccio spoiler fermandomi giusto alla domanda che da origine alla storia.. No. Non mi è piaciuto, per niente. È stato uno di quei libri iniziati e portati a termine giusto perché si è iniziato a leggerli. Non mi ritrovo nelle recensioni positive di altri prima di me. Forse non comprendo il genere di romanzo letto. Non è un libro affatto semplice, gli argomenti non sono facili da trattare. Non lo consiglio se si cerca una lettura leggera, perché leggero non lo è affatto.
Bellissimo. Un racconto commuovente e molto introspettivo, in cui ci si può rispecchiare totalmente. Affronta il delicato rapporto madre-figlio e l'ansia dietro al desiderio di perfezionismo di questa donna, un desiderio che viene scardinato di fronte all'imprevisto. La parte finale, incentrata sul lavoro dello psicoterapeuta, mi è piaciuta leggermente meno
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