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Benché il periodo storico preso in esame arrivi, dal brigantaggio, solo fino a Berlusconi, si tratta di un testo di notevole importanza, dal momento che, se non sono più la totalità, sono ancora troppi quelli che pensano che le nostre conquiste siano state in un certo senso morbide. L’autore, non preoccupandosi di approfondire l’assurdità in sé della conquista e della colonizzazione, documenta come gli Italiani si siano rivelati di una ferocia e di una crudeltà pari a quelle naziste, se non nei numeri, nella sostanza. Gli Italiani sono, in verità, “brava gente” (vedasi anche l’ultimo capitolo), ma basta un’occasione, un’ideologia accolta o semplicemente non ostacolata almeno in modo passivo (non tutti possono essere eroi), e tutti gli istinti sadici di una fetta troppo ampia della popolazione esplodono (a chi lo conosce viene certo in mente l’esperimento carcerario di Stanford). Quello che manca nel libro è che vengano nominati anche quanti tra gli esponenti del clero hanno sostenuto questa ferocia, mentre ciò che piace è l’atteggiamento di vero rispetto nei confronti delle popolazioni africane aggredite, manifestato non con le frasi buoniste di chi si sente comunque superiore, ma con il semplice citare le persone sempre con il loro titolo, fino all’espressione, che almeno non ricordo altrove, di “patrioti etiopi”.
Nei ricordi dei pochi vecchi che sono rimasti in vita e che hanno conosciuto il fascismo riaffiora ogni tanto una frase, allorchè si parla dei crimini nazisti: noi italiani eravamo diversi, tanto che nei paesi occupati dicevano sempre "Italiani, brava gente". E per quanto sembri strano, si è creato un culto di questa frase, tanto che a volte riaffiora, soprattutto quando si vuole distinguere il nostro comportamento, in certe circostanze, da quello tenuto da altri popoli. La domanda che mi pongo e che si è posta anche lo storico Angelo del Boca è se questo modo di dire risponda a verità. Ne è uscito un libro, ricco di fonti, da cui sembrerebbe che quell'italiani brava gente sia un modo per autoassolversi, poiché, sia in guerra che in pace, non solo non siamo stati esenti da critiche, ma addirittura sovente i nostri comportamenti sono risultati devastanti, in questo in verità in linea con quelli di altre nazioni, fatta eccezione per i tedeschi, che in materia di violenza e brutalità sono su un piano decisamente superiore. L'analisi storica di Del Boca è relativa a un secolo e mezzo, dalla lotta al brigantaggio, compiuta con metodi brutali alla conclusione della seconda guerra mondiale, con una proiezione più ridotta fino a quasi i giorni nostri. Ne consiglio la lettura.
Volume decisamente interessante e che approfondiosce alcuni temi per i quali, a volte si pensa che si sia scritto troppo pooco: i crimi italiani in guerra. Tuttavia, l'autore, cui va il merito di parlare di un argomento sicuramente non facile, mi sembra voler troppo parteggiare per gli altri, senza ricordare mai che anche gli italiani sono stati spesso vittime di gesti atroci e brutali.
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