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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2009
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Molto bella questa riproposizione del Parise giornalista e anche inviato di guerra, una veste che non conoscevo. Sono tanti reportage che lo scrittore realizzò soprattutto per il Corriere della Sera. In essi si può ritrovare lo stupore di un uomo che pare catapultato in mezzo a drammi e tragedie che sembrano in qualche modo sopraffarlo. Una prova insomma che Parise guardava la vita con gli occhi di un bambino attonito.Comunque bello, da leggere e assimilare nel tempo.
Parise, sulle barene della laguna veneziana per la pesca al cefalo con la fiocina, rammenta, chissà poi perché, quello stravagante, eccentrico autore conosciuto come Baron Corvo. In quei pressi, dice, egli si dava alle immersioni «scivolando da una nera gondola in attesa, che era la sua unica e amata magione: con vitto e alloggio si intende, e due gondolieri in attesa o pronti anch'essi al tuffo» (Lontano, Milano, Adelphi, 2009, p. 15). Si direbbe quasi che Parise lo abbia colto alla fiocina (Le piccole prose di Lontano di Goffredo Parise sono architetture verbali studiatissime. Il divertimento consiste, per il lettore, nel trovare il loro concio di chiave). Voglio anche dire che Baron Corvo mi ricorda un'anguilla. Ma mi sia consentito un altro pensiero in libertà... Lazzaro Spallanzani, naturalista, filosofo della natura del secolo XVIII, certamente non il Carneade di turno, così scrive 'sopra le anguille': «Assai volte mi sono preso il piacere di pigliarle alla fiocina. Conviene cercar que' siti delle valli [si tratta delle valli di Comacchio] in cui l'acqua è poco profonda. Ove veggasi un tumore di fango che si sollevi dal fondo, si è quasi certo quivi sottovia nascondersi un'anguilla»... Penso a Montale?
Silvio Perrella nella brillante postfazione scrive testualmente:"Parise scriveva in fretta per non sottrarre tempo alla vita". Straordinario. Nel senso che Goffredo Parise non era né uno scrittore, né un giornalista, né un poeta: il suo mestiere era esercitare i propri sensi. L' artista non dovrebbe occuparsi d' altro. Lui non cesellava, non studiava, non ricostruiva e non riportava. Guardava la vita e ogni tanto trovava l' attimo esatto in cui il mondo cambia impercettibilmente diventando più ricco; il momento in cui un infinitesimale elemento di disordine sbaraglia la staticità dell' ordine. Ma è proprio grazie a quel momento che l' universo vive e si rigenera all' infinito. Infinito è la parola chiave dell' autore: il titolo della raccolta, "Lontano", è perfetto per descrivere il suo sguardo gettato sempre in avanti, anche quando racconta un episodio passato ma pur sempre fecondo di energia positiva. Ottimista. Parise era un solitario ottimista. A volte la solitudine è un modo di fuggire l' egoismo e chi vive con continuo stupore la sua beata solitudine è più pronto all' altruismo, perchè può affrontarlo da straniero, da pendolare. O da turista della vita:" L' arte più pura e perfetta che esista sulla terra è quella living, cioè della vita, dell' apparizione fisica in un determinato momento e mai più". Non è necessario scrivere in versi per essere un poeta.
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