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Anno edizione: 2018
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Un libro fantastico per chi, come me, proviene dalla fisica matematica ed apprezza l'arte musicale. Libro curatissimo che si legge d'un soffio e fornisce gli elementi per intuire la (presunta) oggettività della ripartizione della ottava, rifacendo il percorso storico e fornendo spunti mai banali. Un grazie a questo grande divulgatore.
Si dice sempre che la musica è matematica. Ma è proprio vero? In questo libro Eli Maor prova a dare una risposta vedendo quello che è successo con i matematici che si occuparono di musica, a partire da Pitagora per arrivare a Schönberg (o Schoenberg, come preferì farsi chiamare dopo che ottenne la cittadinanza statunitense). Spero di non fare uno spoiler se vi dico che la risposta è negativa: i matematici hanno trovato tante regole matematiche che i musicisti hanno bellamente ignorato. Non è poi così strano: non tutte le strutture matematiche si applicano allo stesso modo, e soprattutto l'orecchio vuole anche una metastruttura, il che può spiegare perché la musica dodecafonica - che Maor ritiene "locale", con connessioni temporali limitate - non ha mai preso davvero piede nemmeno tra i musicisti. Ma anche Bach ha avuto un periodo di un secolo di oblio proprio perché "troppo matematico"... insomma bisogna trovare un equilibrio che dipende anche dal tempo. Purtroppo la parte più strettamente musicale è molto meno approfondita: mi sono per esempio stupito della mancanza di un capitolo sui vari temperamenti che sono solo stati accennati (e con l'usuale errore di pensare che il _Clavicembalo ben temperato_ fosse pensato per il temperamento equabile e non per uno dei Werckmeister). Un'ultima nota per chi musicista non è: i si diesis delle pagine 152-154 sono in realtà bemolli.
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