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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Ironia, esagerazione ed assurdo sono i tre ingredienti principali di questo breve romanzo di Philip Roth. Si tratta di un fortissimo atto di accusa nei confronti della politica del presidente Nixon, qui chiamato Dixon. Con insuperabile humour Roth mette in scena l'ipocrisia del presidente che si pronuncia contro l'aborto in nome della salvaguardia di ogni vita umana fon dell'embrione, ma giustifica e sostiene in ogni modo l'uccisione di migliaia di civili in Vietnam. Incredibilmente spassoso e tragico è il summit che Dixon tiene cou suoi più fidati assistenti, tutti vestiti in tutte da baseball...dove con grandissima leggerezza e serenità decidono chi deve essere accusato ed eliminato per la salvaguardia della presidenza. Insomma, un'accusa senza limiti in cui il presidente arriva a rivaleggiare persino con Satana all'inferno. Ancora una volta Roth non teme di mostrare tutta l'ipocrisia della società americana, mettendo in scena situazioni che potrebbero benissimo valere ancora oggi, dimostrando perciò che purtroppo le persone non hanno imparato molto dalla storia...
Satira contro chiaramente riferita a Nixon (come l'immagine di copertina non manca di evidenziare) e scritto in forma di atti unici. Nonostante sia uno dei primissimi libri pubblicati da Roth e per certi versi non sia all'altezza del precedente "Lamento di Portnoy", la sua impronta é ben riconoscibile.
SATIRA PERFETTA. Un uso magistrale del linguaggio del linguaggio politico. Il presidente Dixon (Nixon) riesce a trasformare le menzogne in verità e le verità in menzogne. Un’opera che prevede e profetizza il declino di un presidente che si credeva invincibile e amato
Recensioni
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"Ma consentitemi di chiarire bene una cosa. Per quanto io rispetti e ammiri le sue menzogne [n.d.r. Satana], credo che le menzogne non debbano essere dette una volta per sempre. Credo che vadano aggiornate. Credo che nessuno, uomo o demone, possa distorcere le realtà del momento confidando nelle menzogne dette in passato, per quanto audaci e sfrontate possano essere state. Viviamo in un’epoca di cambiamenti rapidi e drammatici. La mia esperienza mi ha insegnato che le menzogne di ieri non complicano i problemi di oggi. Non ci si può aspettare di fuorviare la gente il prossimo anno con le stesse modalità con cui la si è fuorviata un anno fa, per non parlare di un milione di anni fa. Ed ecco perché, con tutto il dovuto rispetto per l’esperienza del mio antagonista, io dico che all’inferno abbiamo bisogno di un nuovo governo, un governo con nuove corna, nuove mezze verità, nuovi orrori e nuove ipocrisie."
Nel 1971 quando esce Our Gang (Starring Tricky and His Friends) Philip Roth ha già pubblicato quattro libri che dimostrano una certa ricerca stilistica e formale: una raccolta di racconti (Goodbye, Columbus), due romanzi accolti con tiepido entusiasmo (Lasciarsi andare e Quando lei era buona) e il romanzo-scandalo che lo catapultò sotto i riflettori della società letteraria americana, Il lamento di Portnoy. Quattro libri eclettici nei quali si avverte che il giovane Roth sta ancora cercando la sua voce.
Scritto di getto dopo il discorso tenuto da Nixon a San Clemente il 3 aprile 1971, La nostra gang - pubblicato in Italia da Bompiani nel 1972 con il titolo Cosa bianca nostra e oggi edito nuovamente da Einaudi - è una satira politica in forma di romanzo in sei capitoli. Protagonista è Tricky E. Dixon, ovvero il presidente Nixon, attorniato dalla sua gang di consiglieri.
Spingendosi fino ai limiti dell’assurdo, Roth mette in scena la meschina retorica del governo Nixon, immaginando il presidente intento a promuovere una campagna a favore del diritto di voto ai feti, impegnato a escogitare un modo efficace e sicuro per reprimere nel sangue una rivolta di boy scout o a definire una strategia di attacco nucleare contro il popolo danese, reo di aver occupato e sfruttato per turisticamente per secoli il castello di Amleto - il capitolo più divertente e riuscito, a mio avviso. Alla fine, ormai morto in circostanze non ben chiarite, lo ritroviamo all’Inferno a contendere il trono nientemeno che a Satana.
Più di un anno prima dell'effrazione nella sede dei democratici al Watergate e ben tre anni prima delle dimissioni di Nixon, Roth ci regala una parodia costruita con sapienza, nella quale possiamo divertirci a rintracciare i corrispondenti personaggi reali dietro i ridicoli nomignoli di fantasia. Tra i riferimenti storici e sociali più immediati c’è il Vietnam, l’assassinio di Kennedy, il clima di tensione della guerra fredda e l’ombra lunga del maccartismo, il tema dell’aborto e dei diritti civili.
La nostra gang è un romanzo brillante, divertente e illuminante, riletto oggi sicuramente anche profetico.
Una curiosità: all’uscita del libro Nixon ne parlò preoccupato addirittura con i suoi consiglieri. La Los Angeles Review of Books ha pubblicato le trascrizioni di queste conversazioni (per chi vuole approfondire, le trova qui http://lareviewofbooks.org/essay/nixon-asked-haldeman-philip-roth).
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