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Anno edizione: 2011
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Un bel libro a due mani,questo volume dedicato al problema della nuova povertà,o della vulnerabilità sociale,come si preferisce definirla accademicamente:ne sono autori Pierluigi Dovis,direttore della Caritas di Torino,e la sociologa Chiara Saraceno. L'indagine riguarda in particolare il disagio economico nel capoluogo piemontese,ma potrebbe benissimo interessare molte altre realtà urbane.La prima parte del volume utilizza un linguaggio che se non è propriamente scientifico e statistico,si basa tuttavia sull'esperienza pluridecennale nell'attività caritativa della Chiesa torinese,con molti esempi concreti di sofferenza umana. Dovis individua tre livelli sociologici di povertà da esaminare, descrivendoli analiticamente.Sono quasi centomila i poveri a Torino,e moltissimi fanno riferimento ai 91 centri d'ascolto parrocchiali presenti in città,che cercano soprattutto di restituire a queste persone dignità e speranza. Il saggio di Chiara Saraceno si apre con la ricerca di una definizione appropriata di povertà,e si scontra subito con i significati plurimi del vocabolo.L'indigenza non va intesa solo in senso materiale,ma va letta anche come problema morale,sociale,di democrazia:e come tale risente delle interpretazioni culturali e politiche di chi è chiamato a definirla. In generale, viene considerato povero chi ha un reddito familiare inferiore al reddito mediano del suo paese: e tra i poveri più a rischio Saraceno individua la categoria dei minori. La povertà dei minorenni non può essere spiegata con le loro caratteristiche soggettive o comportamentali:non è infatti una loro responsabilità.L'indigenza giovanile dovrebbe impensierire di più di quella degli anziani,perché più a rischio dal punto di vista della tenuta sociale.Ma in Italia non c'è nessuna politica di sostegno alle giovani generazioni,per cui sono chiamate le famiglie a fungere da ammortizzatori sociali per i figli che studiano o non trovano occupazione, e gli interventi governativi risultano irrisori.
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