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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2010
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Che cosa ci resta della vita di un padre? Qual è il vero patrimonio che erediteremo? Saranno i giorni lontani, quelli della nostra formazione, o quelli vicini, quelli del decadimento dei corpi, che forgeranno per sempre il ricordo dei nostri genitori? La scrittura di Roth, così lieve e limpida e fresca come acqua di ruscello nello stile, ma così tanto profonda nel contenuto e nel dettaglio dell’intimo è una delle migliori risposte da me incontrate. Libro che consiglio.
Senza alcuna retorica, e con un senso di stupefazione puro e quasi infantile nonostante sia una storia raccontata da un cinquantenne, Roth ci parla del passaggio fatale della morte di un genitore. é un libro che soprattutto chi ha un genitore molto anziano dovrebbe leggere. Il dolore primordiale per l'avvicinarsi della perdita del padre è temperato dall'orgoglio di figlio che ama incondizionatamente ed è consapevole dello svanire di un mondo di cui lui stesso è permeato, l'esperienza della scomparsa, anche, un poco, di se stessi. E il patrimonio che rimane è l'essersi presi cura di ciò che non abbiamo scelto ma ci è appartenuto.
Una storia profondamente umana che mi ha commosso in tantissimi punti. Mi ha spiazzata la capacità dell'autore di sviscerare un dolore così grande, presentandolo in tutte le sue sfaccettature. Mentre lo leggevo, spesso mi veniva un pò di angoscia, anche perchè credo che Roth abbia raccontato uno dei momenti più drammatici per un figlio. Eppure, dimostra che, anche davanti alla morte del proprio padre, "c'è ancora tantissima vita da accogliere dentro di sè".
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