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Questo romanzo venne spesso citato dalla mia insegnante di lettere ai tempi del ginnasio ed oggi, a distanza di oltre trent’anni, ho deciso finalmente di leggerlo. Non commenterò il fervente nazionalismo antiasburgico di cui le sue pagine sono pregne e nemmeno il fatto che in esso appaiono continuamente dialoghi in dialetto (è ambientato in Valsolda), così come non commenterò altri elementi. Piuttosto, spenderò qualche parola per ciò che maggiormente mi ha colpito: la caratterizzazione del personaggio di Luisa che, come afferma Giulio Cattaneo, “è veramente la protagonista del romanzo e a lei è più vicino Fogazzaro”. Una donna "atea" che, per tale motivo, si trova a vivere in continuo attrito col marito “credente”. Questa caratterizzazione non è casuale: penso che la coppia rappresenti bene il travaglio interno dell’autore. Infatti, il romanzo venne pubblicato nel 1895, ovvero dopo il suo “ritorno” alla fede cattolica, la pubblicazione del “Malombra” (carico di occultismo e spiritismo) e l’incontro con mons. Bonomelli, personaggio “vicino alle nuove correnti del modernismo”. Chi è il “modernista”? Fondamentalmente, si tratta di un individuo che piega la religione alla sua razionalità. Questi, pur essendo uno scettico, non vuole rinunciare al conforto della religione e cerca di creare un compromesso tra razionalità e fede, così da non rinunciare alla seconda pur negandone i presupposti. Il “modernista” ha una religione di comodo che si inchina a scienza e tecnica, mettendo gli umani desideri dinnanzi ai doveri verso Dio. Mutuando Bauman, la sua è una religione “liquida” che si adatta al contenitore della storia. Ecco, Luisa incarna bene l’ateismo, più o meno consapevole, del “modernista”. Emblematico in tale senso il suo sfogo: “Non hai capito che non ci credo al suo Paradiso? Il mio Paradiso è qui!” (parte II cap.10). Non è un capolavoro, ma certamente un buon romanzo.
Specchio di un'Italia ancorata ancora alle monarchie post-napoleoniche, ma con il fiorire dei moti indipendentisti- liberali che porteranno alle guerre d'indipendenza, vista attraverso le vicissitudini della comunità del lago di Lugano stanziata in Oria e dintorni. Analisi precisa dei personaggi appartenenti ai vari ceti sociali che vivono sul lago: dalla Marchesa reazionaria al figlio Franco religioso ed irredentista che sposa una ragazza non gradita alla marchesa per cui viene diseredato, alle figure dell'Amministrazione Austriaca, ed al popolo che anela alla liberazione dall'oppressione. Da Franco e Luisa nasce Maria che a 3 anni muore cadendo nel lago, questo determinerà una profonda crisi tra i genitori già latente per differenze di vedute sia religiose che patriottiche. A nulla varrà una tardiva ammissione di colpa da parte della Marchesa. Bellissime e poetiche le descrizioni della enclave del lago Lugano e della Valsolda, in cui si nota, l'avvenuta lettura da parte del Fogazzaro dei Promessi Sposi del Manzoni. Un capolavoro appesantito però da una scrittura in alcuni momenti pesante e dilungata.
La dissolvenza su Luisa che aspetta un altro figlio, la seconda guerra di indipendenza incombente, speranze di una vita migliore dal particolare all'universale. È la fine di "Piccolo mondo antico" di Fogazzaro, un classico della letteratura ottocentesca che vive sui sentimenti amorosi e sul conflitto nell'accettazione del destino da parte di Luisa e Franco, protagonisti del romanzo, sullo sfondo della rivolta franco-piemontese contro l'oppressore austroungarico. Una coppia che sembra solida, ma che crolla nel momento più tragico: la morte assurda della loro figlia Maria. Si sfalda non solo per la nefasta circostanza, ma perché, nella disgrazia, cede il collante religioso della coppia. Si azzera la fede in Dio di Luisa, mentre quella di Franco vacilla ma resiste, viziata dalla cieca osservanza dei riti non sostenuta da una fede innata. Un romanzo intenso, una pletora di personaggi : alcuni tratteggiati come macchiette di paese, altri dipinti con distacco, altri ancora messi in luce come personificazione di saggezza. Il linguaggio aulico e le frequenti incursioni dialettali, pur mettendo a dura prova il lettore, finiscono per aumentarne la partecipazione
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