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Una narrazione personale, giuridica e sociale degli anni del Maxiprocesso con tutte le sue tristi “vittorie” e sconfitte e con tutti i protagonisti che, nelle loro vesti più diverse, ne hanno fatto parte. Anni difficili raccontati da chi la mafia l’ha combattuta in prima persona. Che possa, Pietro Grasso, trasmetterci i suoi grandi valori.
Il libro di Grasso si basa su un robusto impianto narrativo focalizzato sul racconto di una vita complicata e drammatica a cui il protagonista oppone una solida razionalità, senso della misura, nessuna acredine o vis polemica.Un buon documento cui attingere per non dimenticare anni crudeli nella storia dell' Italia repubblicana.
Libro interessante e molto serio. Sicuramente alcuni episodi sono meno conosciuti, altri di più. Comunque un bell'affresco della situazione italiana di ieri e di oggi. E di bello, veramente, c'è ben poco: qualche protagonista coraggioso e indomito.
Recensioni
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…c’è mai stato un processo da cui sia risultata l’esistenza di un’associazione criminale chiamata mafia cui attribuire con certezza il mandato e l’esecuzione di un delitto? È mai stato trovato un documento, una testimonianza, una prova qualsiasi che costituisca sicura relazione tra un fatto criminale e la cosiddetta mafia? - Sciascia, Il giorno della civetta
Che cosa ha significato dimostrare, per la prima volta e una volta per tutte, l’esistenza della mafia, quando sembrava che essa avrebbe sempre mantenuto, come nei romanzi di Sciascia, il suo aspetto mitico e inconoscibile? Cosa ha significato dimostrare all’Italia e al mondo intero, dando la caccia per quattordici anni al boss Bernardo Provenzano, il “fantasma”, che Cosa Nostra non è invincibile e può essere colpita sino al suo vertice?
Pietro Grasso, ex magistrato antimafia e dal 2013 Presidente del Senato, da protagonista degli eventi ci consegna in queste pagine - dense di fatti, ricordi, ritratti personali e intimi, ma anche documenti ufficiali - il racconto delle vicende giudiziarie e di cronaca che lo hanno visto protagonista dal 1980 ad oggi. Un libro che si legge come un’autobiografia in cui, a fianco alla ricostruzione storica di Cosa Nostra, scorre una ricca galleria di personaggi: Provenzano, Riina, Falcone, Borsellino, il generale Dalla Chiesa, don Pino Puglisi, Leonardo Sciascia, solo per citarne alcuni.
Quello che emerge da queste pagine è il resoconto di una battaglia estenuante, fatta di mosse ad un tempo prudenti e avventate. Una lotta contro le forze istintive e vendicatrici della mafia di Riina, contro le intelligenze inafferrabili e manovratrici della mafia di Provenzano, immersi in una “zona grigia” di relazioni pericolose. Una lotta in cui Grasso non è mai stato solo, ma circondato da persone eccezionali, eccezionali ma esposte a tal punto da diventare in breve tempo assenze, “sedie vuote”. A loro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il magistrato si rivolge direttamente con due lettere toccanti che da sole valgono la lettura del libro.
Alla fine sarà impossibile eliminare dalla mente il ricordo di alcuni fotogrammi della memoria: la cartolina di un tramonto ricevuta per posta come sinistro presagio di morte, la Coca-Cola corretta con il whisky di Falcone, la Volkswagen nera che a fari spenti percorre al contrario le vie della campagna palermitana, le serate danzanti in casa Borsellino. Tutti questi frammenti vengono a formare, in una narrazione serrata e illuminante, un capitolo imprescindibile della memoria collettiva, cui Pietro Grasso aggiunge il suo prezioso contributo.
Recensione di Mario Buatier
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