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Avevo molte aspettative per questo libro, mi ero immaginata una grande famiglia con tanti segreti del passato. "Nuddu ammisscatu cu nenti", frase detta e ridetta nel libro ha proprio rappresentato questa lettura. A parte forse Bede nessuno dei personaggi è caratterizzato, sono abbozzati, l'ombra di quello che sarebbero potuti essere. Mi è piaciuto come libro, ma è come se mancasse mezza trama.
Tra tutti i romanzi che ho letto di Simonetta Agnello Horby questo è quello che mi è piaciuto meno. Ho trovato la trama poco originale, i personaggi in parte simili a quelli di un altro suo romanzo. Insomma non mi ha convinto affatto. Credo che a non convincermi sia stata l'ambientazione del romanzo e come detto i personaggi. Ho faticato a finirlo e non mi sento di consigliarlo. A ciò però si contrappone lo stile, ormai inconfondibile per me, della Agnello Horby. Scorrevole, diretto e schietto, con una descrizione perfetta ed accurata dell'animo di ognuno dei protagonisti.
angosciante, improbabile, morboso. sicuramente il peggiore di quelli letti finora
Recensioni
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A dieci anni da La Mennulara Simonetta Agnello Hornby torna alle atmosfere siciliane per raccontare la grande storia di una famiglia, con i suoi segreti inconfessabili, le sue avidità e le sue miserie.
Il bellissimo e ambiguo Bede è il factotum della tenuta dei
Ceuta, a Pedrara, al fondo di una stretta valle nei dintorni di
Siracusa. Da sempre testimone delle vicende della famiglia,
Bede è profondamente legato ad Anna, severamente
malata e ormai persa in una presaga demenza senile.
Intorno al suo letto si ritrovano i figli Mara, Giulia e Luigi.
L’arrivo nella tenuta di tutti i famigliari scatena rancori mal
sopiti, accende ricordi, e soprattutto diventa l’occasione per
discutere di affari: c’è un legame tra l’assottigliarsi delle
rendite e la crescente intraprendenza di Bede nella gestione
delle finanze e delle terre? Esiste davvero un leggendario
“tesoro” in gioielli che potrebbe rinsaldare il patrimonio di
famiglia?
Tra le serre dei Ceuta e le grotte di Pantalica sembrano
svolgersi misteriosi traffici e soltanto la villa – con la sua
torre e i suoi nascondigli – è la muta depositaria di tutta la
verità: chi è Bede, veramente? Perché il dottor Valla è così
ansioso di mantenere il controllo su chi si avvicina al
capezzale di Anna? Qual è stato il ruolo del notaio
nell’organizzazione del patrimonio e delle attività della
famiglia?
La spirale dei misteri di Pedrara si snoda dentro il passato,
dentro i sentimenti inquinati di tutti i protagonisti, dentro il
formicolare dei notabili coinvolti, dentro il viavai di
clandestini, dentro le oblique attività di cui è difficile
decifrare conduzione e responsabilità. Ma su tutto spicca,
con uno svettare di maestà seduttiva, la bellezza di Bede, e
un sentore di fascino avvolgente e misterioso che ha la
trasparenza dei corsi d’acqua su cui si piegano, gravidi di
colore e veleno, i fiori dell’oleandro.
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