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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
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Il veterano di guerra Gaius Paulinus Maximus, già impegnato nella difesa del Vallo di Adriano in Britannia, viene nominato generale dell'Occidente e inviato a presidiare il limes del Reno. Con una sola legione a disposizione egli dovrà respingere i tentativi dei popoli germanici di valicare il confine e di invadere la Gallia. Uomo tutto d'un pezzo, fedele a Roma fino alla morte, con il suo coraggio e la sua integrità morale egli dovrà fronteggiare un nemico valoroso e brutale, disperatamente affamato di nuove terre e infinitamente superiore di numero, in una guerra senza speranza che diventerà l'ultimo baluardo a difesa di un Impero ormai avviato verso un inesorabile declino. In un periodo in cui l'impegnativa dicitura di ''romanzo storico'' campeggia indegnamente sulle coloratissime copertine di tanti pseudoromanzi che intasano gli scaffali delle librerie, va reso merito all'editore Castelvecchi per aver riesumato con tutti gli onori che merita questo vecchio, meraviglioso gioiello che di tale definizione può andare orgogliosamente fiero. Una trama che lascia senza fiato, dei personaggi memorabili, una meticolosissima ricostruzione storica, una maniacale attenzione ai dettagli ed uno stile pulito ed efficace fanno di questo romanzo un capolavoro nel suo genere. Se il miglior complimento che si può fare ad un romanzo storico è dire che sembra essere stato scritto nel passato, Wallace Breem fa di più, perchè si immerge a tal punto nelle vicende narrate che sembra avervi partecipato di persona, come un altro generale romano che mise nero su bianco le sue campagne militari in Gallia e che certi passi di Aquila nella neve ci riportano alla memoria.
Molto ben costruito e documentato. Questa volta gli ottimi giudizi ripirtati in copertina sono assolutamente meritati. Direi che ha fatto scuola ai nostri migliori autori di romanzi di storia tardo-romana come Guido Cervo.
Scontro tra due mondi, uno che disperatamente si identifica in una civiltà decaduta, l'altro che ha come obiettivo la sopravvivenza attraverso la distruzione. Il giudizio è tranciante: agli occhi del protagonista i barbari sono solo nemici dediti al caos e alla violenza e la nuova religione responsabile della decadenza di Roma. Il politically correct non alberga in queste pagine e come nei film di John Waine, Maximus non si pone domande, esiste solo Roma e il dovere, da porre in essere fino all'estremo sacrificio. Grande romanzo storico e grande romanzo tout court.
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