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La labilità è la propensione dello scrittore che trasmette alla realtà le visioni di sogno che gli attraversano la mente: che cosa è vero? che cosa è sogno? Tutto. La falsariga pirandelliana rispecchia il rapporto tra il giovane scrittore Gamurra e il maturo autore di romanzi. Negli spiragli del racconto compare anche il Pontiggia de “Il giocatore invisibile”, ma tutto convoglia ad un egocentrismo disperato che si esprime nella ricerca del sé. Sono sconvolgenti le pagine di alta poesia e profondità nella descrizione della notte sulla Nomentana (capitolo 12) dove si completa il tormentato racconto delle istanze interiori e della realtà trasognata che imprigiona l’anima. Sono pagine di alta letteratura che danno senso a tutta l’opera, piena di echi poetici e di tradizione di canzoni napoletane. È più che moderno, è all’avanguardia. Letteralmente sublime... Carla Mayrhofer
Starnone ama giocare di fino ma qui risulta lezioso e il romanzo si avvolge su se stesso come una matrioska. Resta sempre godibile la sua scrittura.
Libro molto bello, a volte onirico a volte molto reale. reale nel senso che sa di storia possibile, di tutti i giorni, non frutto di una immaginazione "reale". Pecca un pò nei momenti di vuoto, in cui il romanzo dovrebbe rilassare il lettore, ma la storia, riesce a appassionare.
Recensioni
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«Ci pensai come nei sogni. Rievocai formule, filastrocche, litigi, ferite, punizioni per inganno o per violenza. Tratteggiai figure di compagni dimenticati, cercai di ricordare il dialetto di allora. Mi tornò in mente l’imperfetto che serviva ad assegnare i ruoli prima del gioco. Io ero, tu eri. Il veliero scivolava tra le onde, io ero il capitano, tu il nostromo. Un imperfetto da dormiveglia, da ipnosi.»
Per una strana combinazione di eventi, forse troppo sottolineata da certi quotidiani, proprio in concomitanza con l’uscita di questo nuovo romanzo «La Stampa» ha lanciato una provocazione spiazzante su Domenico Starnone. Il 16 gennaio 2005 l’italianista Luigi Galella in un articolo nella prima pagina della «Cultura» (con bella fotografia di Anna Bonaiuto protagonista della versione cinematografica del romanzo) avanza l’ipotesi che L’amore molesto, firmato dalla irraggiungibile Elena Ferrante, sia in realtà opera dello stesso Starnone. E per suffragare la sua tesi confronta una serie di passaggi tratti da L'amore molesto con altri di Via Gemito, forse il miglior lavoro dell’autore napoletano.
Naturalmente questa provocazione ha scatenato un dibattito acceso e la risposta dello stesso Starnone, che nega ogni rapporto con Elena Ferrante e in un’intervista rilasciata il giorno successivo a Mario Baudino tira in ballo come manipolatore dei fili della marionetta-scrittrice, per il gusto dell’assurdo e del paradosso, persino Guido Ceronetti. Alle opinioni già citate si sono aggiunte quelle di Enzo d’Errico («Corriere della Sera», 28 gennaio), scettico sulla versione “galelliana” della vicenda, e di Franco Cordelli che a caldo (sempre «Corriere», 21 gennaio) si scaglia, ironicamente polemico, sia contro i critici che contro la stessa Ferrante rea di non averci mai offerto “la sua data di nascita, e il luogo in cui sia accaduto questo straordinario evento, così utile agli umili, o agli arroganti e futuri storici della letteratura”. A parziale chiusura del dibattito, che tuttavia si può prevedere possa essere ancora ripreso nei prossimi giorni com’è stato già fatto da «Avvenire» e «L’Unità», Galella risponde piccato a Cordelli in un articolo del 26 gennaio intitolato significativamente Starnone-Ferrante, ci voleva più coraggio, lanciando anche l’ipotesi, a dire la verità già proposta in passato, che dietro Elena Ferrante si possa celare Anita Raja, moglie di Starnone e consulente della e/o: è stata lei a proporre L'amore molesto alla casa editrice romana che l’ha pubblicato nel 1992. E chiudiamo qui questa ampia parentesi che comunque spiega in quale clima di fermento sia apparso il nuovo romanzo di Starnone nelle librerie e come sia stata inevitabilmente un po’ condizionata la sua lettura da parte dei critici.
Baudino nel testo introduttivo che accompagna la succitata intervista, ricorda l’alter ego femminile di J.M. Coetzee Elizabeth Costello come esempio recente del gusto di cambiare individualità e genere nello scrivere. Lo facciamo anche noi, azzardando un altro salto mortale e riportandoci a Labilità, in cui lo scrittore protagonista riannoda i fili della sua vita e si contorce nel suo lavoro sino a esaurire ogni possibilità di autoanalisi. A scatenare inizialmente questa rinnovata vena creativa, a lungo soffocata nella routine, è appunto un alter ego rappresentato dal pedante, un po’ maleducato, “autore in cerca di editore” Nicola Gamurra che sottopone al protagonista, con una fastidiosa insistenza, la sua opera d’esordio: Lo sguardo abile. Scoprendo in questo testo varie affinità narratologiche con le sue opere d’un tempo Gamurra scatena nell’autore non più giovane una necessità creativa che si manifesterà sino agli estremi cui abbiamo accennato, portandolo a riflettere sulla funzione e sulla finzione della letteratura che muta costantemente la realtà distorcendola a volte, perseguendo dei fini utili allo scrittore e alla sua storia.
E terminiamo su questa linea citando ancora una volta l’articolo recente di un quotidiano, quello di Giuseppe Bonura per Avvenire, in cui Domenico Starnone viene classificato “scrittore morale” e ne viene data una definizione: “lo scrittore morale medita sulle conseguenze della sua scrittura. Per lui l’arte in generale è una emanazione dell’etica, anche se non lo sa”. È forse questa la labilità di Starnone?
A cura di Wuz.it
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