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Giallo con luci e ombre, alti e bassi, in egual misura, che lo rendono molto piacevole e intrigante a tratti, ma altrettanto pesante e ripetitivo in altre parti, con descrizioni eccessive, prolisse, che nulla aggiungo ad un racconto che poteva benissimo scorrere più velocemente grazie all'ottima penna di Regina. Il più grande neo resta una piccola vena rosa, stucchevole, stereotipa, degna da Harmony di terz'ordine; questa tematica ricalca clichè visti e rivisti. Inutile, oltre che del tutto fuori schema rispetto al carattere del protagonista. Lei e lui, persone adulte, preda di sentimenti vissuti come adolescenti! Ma, se si riesce ad andare oltre, il giallo risulta ben costruito, la parte investigativa è interessante, lineare, chiara, soprattutto poco prima della metà, quando De Nittis si muove con intelligenza e saggezza. La realtà raccontata è plausibile, come la risoluzione del caso e il colpo di scena finale rivaluta buona parte del libro. Peccato per le piccole sbavature delineate prima che spero possano essere superate nel secondo racconto dedicato a De Nittis. Prosa ottima, veloce, che può rendere acora più piacevole il libero liberandosi dall'incedere in descrizioni eccessive e superflue; ad ogni modo, Regina scrive benissimo. Consigliato a chi cerca un giallo godibile, con personaggi interessanti e sa sopportare le solite storie al miele ormai identiche a se stesse; sconsigliato a chi cerca un giallo all'americana con pochi fronzoli, azione e indagini serrate.
La caratteristica che più ho amato in Morte di un antiquario è l'imprevedibilità; ossia il fatto che quando credevo fosse tutto concluso e risolto (oltretutto dopo un'indagine ricca di colpi di scena), proprio nelle ultimissime pagine, scopro un finale alquanto scioccante che mi ha fatto pensare: "ah però, questa si che è stata una bella lettura!".
Dai tratti tipici di un giallo capace di destare i migliori sospetti, Morte di un antiquario accoglie il lettore in un'atmosfera calda, seducente e a tratti opprimente in grado di insinuarsi sotto ogni centimetro della sua pelle, cullandolo verso un mondo, quello dell'antiquariato, e all'interno dei più reconditi vicoli di una città dalla bellezza inestimabile, come quella di Ferrara, con una forza tale da riuscire a renderne alla perfezione ogni singolo dettaglio. Fascino, questo, che la cittadina estense esercita anche sui protagonisti della vicenda, due personalità apparentemente differenti, ma accomunati da un amore indissolubile per il proprio lavoro: Uber Montanari da una parte e Gaetano De Nittis dall'altra. Saranno poi le attitudini e l'indole delle persone a trovare in Paolo Regina un narratore attento e mai scontato: soffermandosi più volte sulla natura degli animi umani nel susseguirsi della vicenda, l'autore riesce infatti ad elevare il suo romanzo ad un qualcosa di più di un semplice giallo trasformandosi, quasi in un sociologo, in uno studioso di una piccola realtà resa fin nel più piccolo dettaglio. Il tutto senza mai distogliere l'attenzione sul crimine che ha portato, di fatto, il capitano De Nittis nella vita quotidiana di un lettore che mai si sarebbe aspettato di trovarsi davanti ad una trama così ben congegnata capace, dalla prima all'ultima pagina, di stregarne il cuore. Ma è nello stile magico dell'autore che tutto si compie, che Ferrara diventa viva al di là del mero inchiostro, che i personaggi si muovono come fossero entità reali, in grado di respirare, esistere e morire, in un turbinio di emozioni capace di far innamorare anche chi la città la assapora quasi ogni giorno. Ed è nella semplicità di un narrare calmo, senza riserve, ma incredibilmente ammaliante che Paolo Regina conquista i suoi lettori.
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