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Anno edizione: 2010
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La lettura di questo libro mi ha fornito una enorme quantità di informazioni che provengono "di prima mano" da uno storico residente nello stato di Israele che certamente ha cultura ebraica e vive con passione le tradizioni di questo popolo (come d'altronde facciamo noi che ci professiamo cristiani e cattolici) ma riesce a distaccare da sé la "fede" dalla realtà che vive con la logica degli intellettuali moderni e occidentali. Sarei felice di passare una serata con lui non per parlare di religione, perché credo che questo non sia il campo nel quale egli entri, ma per parlare di storia e di politica connessi alla realtà della nascita di questo Stato. Nel suo libro "come ho smesso di essere ebreo" egli dichiara come i sionisti si siano accaparrati il territorio portando la bibbia come atto notarile a testimonianza della loro antica proprietà di quella terra e prima ancora che l'antisemitismo europeo ( europeo?) li abbia costretti ad andarci. Matilde Serao nel suo libro "Viaggio in Palestina" fatto nel 1893 descrive con la sua prosa affascinante le vicende degli insediamenti degli ebrei in quella terra che avvenivano sia per compiere l'ascesa, sia per morire nella valle di Giosafat, sia per speculazioni. Avendo constatato de visu la condizioni degli israeliani arabi in Israele ma non conoscendo bene la realtà di chi ci vive ho trovato in questo libro tante spiegazioni a tante impressioni che avevo ricevuto sia epidermicamente che attraverso una riflessione più attenta. Debbo dire che ho trovato questo volume pieno di critica ben condotta e distaccata dall'appartenenza dell'Autore ad una tradizione seducente, millenaria e un po' mitografica. Spero che ci siano tanti altri Autori che continuino sulla strada tracciata da Sand e da Finkelstein.
Che il popolo ebraico non sia geneticamente puro lo dimostra, ben prima del libro di Sand, la conformazione fisica stessa degli ebrei: basta guardare Bar Rafaeli e Scarlett Johansson, Noah e Rachel Weisz o i falashà etiopici per vedere che non c'è una "razza" ebraica. Sand quindi ha, per certi versi, scoperto l'acqua calda. Per altri versi sulla presunta storicità della Bibbia non fa che ripetere quanto la maggior parte degli studiosi seri dice ormai da decenni: non esiste alcuna veridicità nel racconto biblico almeno fino all'esistenza dei due regni divisi di Giuda e di Israele, la cui esistenza è attestata da fonti extrabibliche. Idem per l'esilio babilonese che qui viene considerato "invenzione" nella presentazione redazionale del libro di Sand, ma che l'autore stesso cita più volte come fatto storico. La finalità conclamata è che l'invenzione del popolo ebraico sia all'origine delle pretese fondative di Israele come stato-nazione ebraica, cosa ampiamente smentita dall'analisi dei flussi migratori verso la Palestina mandataria che dimostrano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la nascita di Israele non può avere come ragione altro che l'antisemitismo europeo, capace di dare impulso, a prescindere dalla loro volontà, alla fuga degli ebrei europei e quindi al loro rifugiarsi in Palestina, stante l'indifferenza del mondo in particolare nel '38-'39 alla loro persecuzione. Le pretese "bibliche" alla nascita di Israele sono state dunque una banale propaganda atta a dare dignità storica a quella che era una nascita avvenuta per forza maggiore e con le ossa rotte. C'era bisogno di scrivere 450 pagine per dire questo? La risposta non può essere che un pacato no.
Finalmente! Uno storico israeliano che smantella i miti fondatori e propagandistici dello stato di Israele. Centosettanta pagine di apparati critici e una lettura davvero stupefacente. Da abbinare a L'industria dell'Olocausto di Norman Filkenstein.
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