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interessante e approfondito
Il libro si compone di quattro parti: la prima mi è stata raccontata (non ero ancora nato), la seconda la ho vissuta come bambino/ragazzino/ragazzetto, la terza e la quarta parte le ho vissute come giovane e ormai non più giovane adulto. Nessuno, in nessun momento della mia vita, mi ha fatto capire come Judt in che mondo sono vissuto.
Un saggio di storia europea del Novecento, completo e interessantissimo. Consigliato.
Recensioni
[...] Postwar è un libro imponente, incredibilmente ben scritto, ineguagliato e forse ineguagliabile. […] Innanzitutto, è la prima narrazione storica a coprire effettivamente l’intero arco del dopoguerra, ricostruendo in parallelo e nel loro intreccio le vicende dell’Europa occidentale e orientale, senza limitarsi a tre o quattro grandi stati europei, ma esaminando adeguatamente anche quelli minori o periferici. Inoltre, l’ampiezza della narrazione stessa permette a Judt di superare il limite delle più brillanti storie del Novecento, che tendevano a dare per scontate le conoscenze necessarie a una comprensione adeguata da parte dei lettori. […]. Nel testo, suddiviso in quattro parti, l’accento si sposta variamente sulle diverse tematiche in relazione al periodo trattato. Il punto di partenza è quello dell’eredità della guerra e della ricostruzione europea. La resistenza al nazismo era rimasta l’unica forma di legittimazione politica accettabile, e la punizione per il collaborazionismo era dunque imperativa. In realtà punire i colpevoli si rivelò in molti casi difficile: in Francia, come in Italia, la tendenza fu quella del colpo di spugna sul passato, mentre in altri paesi le sanzioni furono molto più estese. Anche in Europa orientale le scelte di perseguire i collaborazionisti furono attuate in funzione delle necessità politiche dei sistemi comunisti allora creati e imposti. Né ad Est né ad Ovest, viene fatto notare, si produsse un discorso pubblico specificamente volto a rievocare lo sterminio degli ebrei. Al massimo si commemoravano genericamente le “vittime del nazismo”. La codificazione di una memoria incentrata sulla Shoah avrà luogo solo a partire dagli anni ottanta. […]. Per quanto riguarda la crisi finale dei sistemi comunisti tra gli anni settanta e ottanta, affrontata nella quarta parte del volume, Judt ricorre alla storia intellettuale dei dissidenti esteuropei, che lui stesso frequentò in quegli anni, privilegiando la svolta del 1989, l’esperienza di Solidarnos´c´ in Polonia, che fu in realtà l’unica vera rivoluzione esteuropea degli anni ottanta […].
Recensione di Guido Franzinetti.
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