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La prima impressione che da il detective Jack Mosley è di uno che ha appena finito di scricare da solo e a mano un camion con rimorchio carico di sacchi di cemento. Ma l'apparenza inganna, e con l'inusuale aiuto del deliquentello Eddy Buncker riuscirà a portare a termine l'intrigrata viccenda giudiziaria. Un bel poliziesco. Sulla scia di "L'uomo nel mirino".
E' un bellissimo film d'azione molto intrigante, specie per le scene dinamiche, per chi si rompe di vedere sempre i soliti lo consiglio davvero.
Bruce Willis: star hollywoodiana che supera d’un sol colpo la senescenza anagrafica di Eastwood, Redford, Costner e dell’ultimo Newman per mostrarsi sfatto, atrofico, disossato, cereo; “dead man walking” che urla finalmente l’autoaccusa contro la propria intera carriera filmica e autobiografica: “Io non sono un eroe”. Poi si consegna alle forze dell’ordine al posto del testimone a carico e termina osservando le foto dell’amico con la tristezza di chi sa che non potrà raggiungerlo, la zavorra dell’età ma ancor più quella della coscienza. “S20” è un ANTI-action movie col protagonista che passa circa metà del tempo strisciando la gamba vittima di chissà quale vittoria di Pirro, oppure col sedere per terra e le spalle al muro, letteralmente e metaforicamente. La pellicola è quasi “in real time” per un buon motivo, poiché rappresenta una sconfitta reale, una di quelle capitate davvero, “in real life” (di Willis). Donner ha avuto il coraggio di redimersi dalla sua insulsa sequela di film biscottati Ringo, black & white, Ebony & Ivory, destrutturando un film di genere in ogni elemento del cliché. La genialata di bloccare la cinetica di questa categoria di pellicole usando un autobus con le gomme esplose ce l’ha avuta, mi pare, solo anche Friedkin in “Jade”, altra opera che più sottovalutata non poteva essere. Poi arriva Ghezzi che la inserisce in “Fuori Orario”, ricordando che qui si sta mettendo in scena la morte: la morte del cinema, dell’arte, la morte tout court. L’inseguimento standard viene rallentato fino a rasentare il blocco totale. “Happy ending” ma dove? Alla fine Willis sorride con la bocca, non con lo sguardo. Sa d’essere sopravvissuto: sì, sopravvissuto PURTROPPO. Roba che manco al termine del celebratissimo Cimino de “Il Cacciatore”. Siamo al cospetto non di b-movie(s), bensì di grandi film ma in tonalità minore. Spiace rivelare il segreto: esistono e per fortuna pure film di questo tipo. Indimenticabili.
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