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Anno edizione: 2005
Anno edizione: 2022
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Dall'autore di Il sergente nella neve, romanzo celeberrimo sull'esperienza dello stesso nel corso della tragica ritirata di Russia, questa nuova opera é la ricostruzione di un anno di guerra, dalla primavera del 1940 a quella del 1941, con due campagne militari, quella di Francia e quella di Grecia. Lo stile scarno, quasi essenziale, rende ancor più drammatiche le scene belliche, soprattutto quelle sui monti innevati dell'Albania, e testimonia ancora una volta di più la follia di un regime, del tutto impreparato a un conflitto moderno. La narrazione di Rigoni Stern, frutto sue delle annotazioni su due taccuini in questo primo anno di guerra, evidenzia la rassegnazione del soldato italiano a cui si è sempre chiesto troppo in cambio di poco o niente. Le lunghe marce nella neve, il fango che tutto inghiotte, il freddo, la fame, le precipitose ritirate rivivono in queste pagine, non di rado commoventi, anche se l'autore non calca il piede sull'acceleratore dell'emozione; però, si tratta di vita vissuta, di patimenti provati veramente, anche se inferiori a quelli della disperata ritirata di Russia, e quindi il lettore finisce con l'essere coinvolto emotivamente. Rigoni Stern non giudica, osserva, annota, si sofferma di tanto in tanto sulla bellezza di quella natura a lui tanto cara, pause di poesia nel fragore degli scoppi e delle urla dei feriti. L'autore, che è un portaordini, corre su e giù per questi monti, spesso la notte, ma a volte anche di giorno e negli orari più impensabili, perché gli ordini del comando devono essere trasmessi, in mancanza di radio funzionanti bloccate dal gelo. L'opera è molto bella, anche se leggermente inferiore a Il sergente nella neve, ma tutte le eccelse qualità di scrittore di Rigoni Stern emergono nitide facendo sì che la lettura sia sempre gratificante.
La breve campagna di Francia, quando già le truppe tedesche stavano x entrare a Parigi; i 6 mesi di guerra di posizione sui monti al confine tra Albania e Grecia. Più che un libro di guerra questo è un racconto sulla naia, frammenti spezzati di ricordi: i muli e la neve, le corse come portaordini sugli impervi sentieri che il montanaro Rigoni aveva imparato presto a conoscere; le sere attorno al fuoco con i commilitoni; le incursioni nelle case abbandonate x procurarsi un po’ di cibo; la pietà uguale x i caduti, italiani e greci, quelli irrigiditi dal gelo sulle montagne e quelli morti in un prato sull’erba di primavera; le lettere d’amore da una ragazza di Venezia, che il padre di lei considerava troppo altolocata x un semplice alpino. Al di là di tutto, l’inutilità di una guerra che i soldati combattevano senza nemmeno realmente sapere dove fossero o chi stesse vincendo, e soprattutto perché, se i paesi e le case dei nemici tanto assomigliavano ai loro.
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