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Le sabbie immobili - Giuseppe Pontiggia - copertina
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Le sabbie immobili - Giuseppe Pontiggia - copertina
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Descrizione


Pubblicato nei 1991, "Le sabbie immobili" vinse nel 1992 il premio Satira politica, Sezione Letteratura, di Forte dei Marmi. Si tratta infatti di una raccolta di detti, aforismi, definizioni, brevissimi apologhi che sotto l'aria ironica e un po' sorniona dipingono un ritratto feroce e graffiante della società italiana di fine Novecento, con i suoi tic, le sue manie, le sue ipocrisie e lo scintillio di tutto ciò che, pur luccicando, non è certo oro. Questi scritti corrosivi, nel loro libero ed efficace sperimentalismo formale, ci restituiscono sia l'immagine di uno scrittore capace di coniugare impegno letterario e rinnovata passione civile, sia la fotografia di un paese ancora impantanato nelle "sabbie immobili".
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Dettagli

2007
Tascabile
15 maggio 2007
133 p., Brossura
9788804567851

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Cristiano Cant
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Dissacrante, ma sul filo della vera eleganza, arguto come un istrice che scuote le pagine a graffi intelligenti ma anche tranquillo come un saggio nel suo anfratto pensoso, libero di far deragliare la parola per ovvietà profondissime o di torcerla su aspetti anche personali, fra scarti di risate e di solletichi, di sottili acutezze e tic improvvisi. Un tuffo insomma nelle acque dei più impensati capricci linguistici e letterari, una tavolozza ironica che desta e scuote lo spirito. In fondo un autoritratto. C'è il Pontiggia smodato nel suo desiderio di possesso di libri, il Pontiggia perdente in Borsa (nei cui meccanismi tentava di infilarsi per poter far soldi e comprare libri o tamponare debiti a causa dei suddetti), il Pontiggia a cui le parole danno prurito (certe paginette sull'uso di alcuni aggettivi sono una delizia), il Pontiggia recensore o pseudo tale, ruoli mescolati in una cifra fra il faceto e il faceto di meno, ma soprattutto il Pontiggia attorno a se stesso, in divertiti angoli dei sui difetti fisici (come gli incontri con l'oculista, o certe descrizioni della sua vistosa mole) o sguardi sulla seriosità spesso patetica su certa società intellettuale. Ma il Pontiggia che parla di libri è una compagnia indicibile per i sensi; il suo amore per i cataloghi antiquari, autentici Maestri di scoperte pazzesche, il suo senso dell'Espansione inteso latamente come grandezza e apertura d'animo personali e insieme gigantesco ingrandirsi della propria biblioteca, e ancora le facezie a perdere contro la nebulosa affettata del culturame corrente, piccole oasi a ribaltare la norma in corso, tipo: "Vivere e non lasciar vivere, Il dolce far tutto, L'occhio del padrone fa dimagrire il cavallo, O Cesare o qualcos'altro, Sapere dove picchiare la testa". Un brulichio di ironie malandrine e di delicati passaggi da ricopiare,un saggio sulla sintassi e i suoi dolcissimi pericoli, un uomo che scende dentro se stesso e noi tutti con un fucile ad acqua. Per svegliarci con affetto.

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Giuseppe Pontiggia

1934, Como

Giuseppe Pontiggia è stato uno dei maggiori scrittori e critici del secondo Novecento italiano. Dal padre bibliofilo eredita la passione per i libri, diventandone grande conoscitore e collezionista. La sua famiglia è agiata e ben voluta: suo padre lavora in banca, sua madre è casalinga, i suoi fratelli leggono tutti, sono appassionati dei libri della grande biblioteca di casa. Poi succede che il padre viene ucciso perché funzionario fascista – o forse no, le ragioni non erano chiare, così come gli assalitori –, e questo trauma per primo lo spingerà a scrivere.Si laurea nel 1959 all'Università Cattolica di Milano con una tesi sulla tecnica narrativa di Italo Svevo.Per aiutare la famiglia comincia a lavorare in banca, ma grazie...

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