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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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A Ikuta, la giovane Ineko viene accompagnata dalla madre e dal fidanzato Hisano in una clinica psichiatrica per ottenere le cure di cui ha bisogno. Ineko soffre infatti di asomatognosia, un disturbo neurologico caratterizzato dalla perdita di riconoscimento di una parte del corpo. È in questo villaggio quasi onirico e sospeso, dove il tempo è scandito solo dal battito della campana suonata dai pazienti dell'ospedale, che la madre di Ineko e Hisano scelgono di passare la notte e discutere delle cause scatenanti della malattia della ragazza che ci viene raccontata solo soggettivamente dai due. I loro discorsi sono però al limite dell’assurdo, paradossali e ripetitivi, non sembrano mai arrivare ad una conclusione e, nonostante dovrebbe essere la ragazza ad aver bisogno di cure psichiatriche, il lettore è portato inevitabilmente a chiedersi chi dei tre sia davvero il pazzo. Se da un lato, quando si parla della morte del marito è la madre ad assumere atteggiamenti irragionevoli e sembra tornare in sé solo grazie alle parole pragmatiche di Hisano, dall’altro, Hisano minimizza il problema di Ineko, vorrebbe sposarla e prendersene cura lui stesso mentre è la madre ad essere oggettiva nel trattare la sua malattia come tale. «Lei è stregato da Ineko e la sta seguendo nella sua follia.» I due sembrano quasi completarsi nella loro follia e il lettore non può che rimanere disorientato e risucchiato dai loro deliri che non permettono quasi respiro e portano a leggere il libro tutto d’un fiato, come un assurdo flusso di pensiero. Tutto il libro gioca sul binomio del visibile e dell’invisibile: Ineko soffre di asomatognosia, la madre vede la malattia della figlia, Hisano no ed è proprio su queste allucinazioni, sulla vista/non vista di un arcobaleno rosa che si chiude il libro, seccamente e sul più bello; il lettore si trova così a girare l'ultima pagina e a sentire tutta la frustrazione leggendo <testo incompiuto>.
Non uno dei migliori di Kawabata, forse causa dovuta all'incompiutezza del racconto.La storia in sé non è male e pur con pochi svolgimenti ti appassiona e sicuramente se Kawabata avrebbe concluso il racconto sarebbe un buon libro.
Recensioni
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