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Anno edizione: 2014
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Superati gli 80 anni il norvegese Knut Hamsun si trova ad affrontare l’internamento in un ospedale psichiatrico e il processo per la sua presunta adesione ed esaltazione del nazismo. Ne scaturisce una sorta di diario in cui lo scrittore descrive le proprie giornate fatte di niente e di lunghe attese. Hamsun tenta la difesa legale, ma sceglie di non scrivere più dopo la sentenza definitiva. Stile scorrevole e colloquiale.
le memorie degli ultimi anni dello scrittore norvegese Knut Hamsun, Premio Nobel per la letteratura 1920, accusato di "collaborazionismo" con i nazisti.
L'autore, premio Nobel per Letteratura nel 1920, fu accusato, alla fine della seconda guerra mondiale, di avere collaborato con i nazisti che occupavano la Norvegia. Hamsun afferma che in quel periodo si impegnò, vista la sua notorietà, per impedire che i nazisti arrestassero e incarcerassero cittadini norvegesi. Per questo incontrò Josef Terbover, luogotenente di Hitler. Fatto sta che nel 1943 incontrò Hitler e nel 1945 scrisse, sul quotidiano norvegese Aftenposten, un necrologio assai favorevole per la morte del dittatore nazista. Arrestato fu prima trasferito in un ospedale, successivamente in manicomio per 4-5 mesi, poi in una casa di riposo fino alla fine del processo. Fu liberato nel 1948, all'età di quasi novant'anni, con una forma grave di sordità e cecità. In questo libro, che l'autore dice di non essere un diario, ci racconta della sua prigionia. e della sofferenza che provò nella "Clinica per malattie nervose e mentali" di Oslo, dove tentarono di farlo passare per pazzo, senza riuscirvi e da cui uscì con una grave depressione. Nell'ultima pagina di "Per i sentieri dove cresce l'erba" Hamsun scrive; "San Giovanni 1948. Oggi la Corte di Cassazione ha emesso la sua sentenza, e io non scriverò più". Muore a novantadue anni.
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