Intervista a Anthony Cartwright
Nel suo ultimo romanzo "Il taglio" ritroviamo i grandi narratori Ottocenteschi, quelli dei tempi difficili, quelli di un tempo lontano che oggi è più vicino che mai.


Il taglio
Anthony Cartwright
Anthony Cartwright è autore di spicco del realismo sociale britannico e come tale riporta i fatti, le ansie e le paure della popolazione inglese. Nel suo Il taglio (66th and 2nd, 2019) delinea un ritratto preciso delle periferie inglesi, dove l’abbandono e la crisi hanno scatenato rabbia e antieuropeismo. Cartwright conosce bene i problemi sociali e li riporta senza filtri, con la schiettezza che lo contraddistingue, grazie alla voce dei suoi protagonisti: Cairo e Grace. Il libro che ne nasce è potente, racconta le ragioni di una protesta contro l’Europa e contro il Governo che ha annientato il futuro di una generazione. In questo romanzo ritroviamo i grandi narratori Ottocenteschi, quelli dei tempi difficili, quelli di un tempo lontano che oggi è più vicino che mai.
Il taglio è un romanzo strutturato attorno a un asse temporale che divide due momenti precisi. Quali sono?
La forma che ho utilizzato in Il taglio è quella del prima-dopo. L’evento spartiacque è il referendum sulla brexit. Ho creato due personaggi che hanno una storia d’amore e rappresentano le diverse anime individuali della società inglese. Le loro caratteristiche diventano il simbolo delle tensioni e della difficoltà della società britannica in questo momento.
Il protagonista, Cairo Jukes, spiega che i media non hanno compreso la portata del fenomeno della brexit. Questo è quel che è successo realmente?
Il lusso dello scrittore è proprio quello di poter far parlare i personaggi senza filtri e, trattandosi di un romanzo, abbattere ogni barriera. Cairo spiega alla sua amata, Grace, uno dei motivi per cui valeva la pena votare per la Brexit. Lui proviene da un contesto culturale e geografico molto particolare e specifico: vive in una città periferica del nord, dove la crisi economica è tangibile e in molti hanno perso il lavoro. La gente si sente emarginata e incolpa l’Europa, che non ha saputo sostenerli nei momenti di difficoltà. È in questo contesto che Cairo si chiede per quale motivo l’Inghilterra dovrebbe restare nell’Unione Europea.
“Avrei preferito che la rabbia del popolo inglese fosse sfociata in qualcosa di diverso. Nell’elezione di un nuovo governo, per esempio”
Che cosa succederà, a questo punto, in Gran Bretagna?
Mi pongo spesso domande come questa ma non sempre trovo delle risposte. Dal punto di vista umano mi trovo molto vicino al pensiero di Cairo, ma non posso dire lo stesso a livello politico. Avrei preferito che la sua rabbia, come la rabbia di buona parte del popolo inglese, fosse sfociata in qualcosa di diverso…
…per esempio?
Nell’elezione di un governo differente, per esempio.
Quanta parte di questa “responsabilità” è da imputare al partito Laburista?
Tengo a precisare che io sono un Laburista e in questi anni ho avuto dei ruoli attivi all’interno del partito. Per prima cosa dobbiamo considerare che il partito Laburista non era al governo: se ci fosse stato, non avremmo mai autorizzato il referendum e tutto questo non sarebbe successo. È facile, a questo punto, dare la colpa a Boris Johnson e ai suoi colleghi di partito, ma in realtà l’onere dell’accaduto è da suddividere tra molteplici attori. Non devono esistere capri espiatori, la responsabilità è ampia: dai partiti fino ai media e la stampa. Cairo risponderebbe a questa domanda nello stesso modo.
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Iron towns. Città di ferro
Anthony Cartwright
Anthony Cartwright, Dudley, 1973. Con 66thand2nd ha à pubblicato "Heartland" (2013), Il giorno perduto, un viaggio nella memoria e nella strage dell’Heysel scritto insieme a Gian Luca Favetto (2015), "Iron Towns. Citta` di ferro" (2016) e "Il taglio" (2019).