Fabio Volo: «Non ci sono mie foto sui muri di casa»
Ho la forma mentis del cittadino qualunque: sono un elettore, un abbonato, un tifoso...
Fabio Volo non ha bisogno di presentazioni.
"… e allora perché perdete tempo a raccontarci chi è?”, vi starete domandando. Beh, innanzitutto – ci vien fatto di rispondere – perché Fabio Volo va spiegato. Sì, proprio così. Uno degli scrittori più venduti, criticati e amati d’Italia va opportunamente introdotto a chi si accinga a leggerlo, o anche solo ad ascoltarlo. Volo è vittima di un equivoco, che lo vede contrapposto agli scrittori “titolati” solo in virtù delle centinaia di migliaia di copie che ogni suo nuovo libro riesce a vendere, apparentemente senza sforzo, a una platea di lettori molto eterogenea. Ma parlare con Fabio Volo significa sgombrare il campo da alcuni malintesi, e capire come la sua lingua semplice, piana (ma non piatta) e le storie che racconta – in fondo una continua variazione sul tema della crisi vissuta da uomini e donne che si avviano, riluttanti, a una sofferta maturità – siano la diretta emanazione di un modo di stare al mondo. Senza troppe mediazioni, senza sovrastrutture, con la mente aperta a cogliere relazioni, e ad accogliere il cambiamento. È un modo di vedere le cose che dà forma a ogni ambito col quale il poliedrico ex panettiere di Calcinate (BS) decida di misurarsi, e ne rende il “tono” immediatamente riconoscibile. C’è bisogno di storie che sappiano arrivare a tutti, e il fatto che a scrivere queste storie sia un personaggio noto per ragioni non esclusivamente letterarie, beh, a nostro avviso è un valore aggiunto. E ora che il ghiaccio è rotto, venite a conoscere Fabio Volo. Ne rimarrete sorpresi.
“Quel che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla”. Nei tuoi libri, racconti spesso di crisi: sottoscriveresti il proverbio?
Sì, certo. La crisi è la scintilla che fa scattare il cambiamento, i miei libri ne contengono sempre una, che sia personale, di coppia o di relazione. I protagonisti de Una gran voglia di vivere partono per un viaggio anche se sono in piena crisi. Ho deciso di ambientare buona parte del romanzo durante una vacanza perché quando si va in un paese nuovo non si conosce nulla. Non si sa dove andare a mangiare e dove dormire, si esce dalla comfort zone e da quella routine che ci infonde sicurezza. È la stessa cosa che accade quando si è in crisi, anche se siamo a casa nostra: entriamo in un territorio nuovo, che non conosciamo, con nuove domande, nuove paure, ansie e dubbi. E poi – e questo vale sia per i viaggi che per le crisi – quando riusciamo a uscirne, siamo persone diverse. Sono esperienze che ci trasformano.
“Il mio destino era di fare fortuna. Ma in che modo? Che cosa avevo da offrire? L'inquietudine cominciava a mangiarmi dentro”. È una frase sul successo tratta da un’opera di V.S. Naipaul, che mi sembra si accompagni bene alla frase di un altro autore: “il mio nemico sono io con la pancia piena”. La riconosci?
Beh, sì… l’ho detta io! Intendevo dire che ho sempre bisogno di una nuova sfida e di un nuovo progetto, e se non c’è più fame...
È una necessità che non finisce mai. È come un orizzonte che non raggiungiamo. La vera goduria non è arrivare alla conquista, perché è il desiderio che mi appaga. Quando poi realizzo una cosa perdo interesse e penso subito a un nuovo progetto. Non ci sono foto della mia faccia appese sui muri di casa mia.
Ho la forma mentis del cittadino qualunque: sono un elettore, un abbonato, un tifoso. Mi dissocio e mi disinteresso da persone misere e piccole come i nostri politici.
Il cittadino Fabio Volo: per Giorgio Gaber, in democrazia “libertà è partecipazione”. E per te?
Mi è stata fatta la stessa domanda recentemente in radio. Vengo spesso accusato di essere qualunquista ma dico sempre che è normale che qualcuno lo pensi. Ho la forma mentis del cittadino qualunque: sono un elettore, un abbonato, un tifoso. Mi dissocio e mi disinteresso da persone misere e piccole come i nostri politici. È normale che molti mi vedano come un qualunquista, in realtà la mia ambizione è diventare un essere umano. Sono affascinato dall’uomo, non dalla maschera che indossa.
Cosa pensi del movimento ecologista rappresentato da Greta Thunberg, e più in generale del risveglio delle coscienze che sembra esprimersi attraverso manifestazioni in tutto il mondo?
I movimenti ecologisti e green ci sono sempre stati, ma le persone non erano ancora pronte ad accoglierli. Greta è arrivata nel momento in cui la gente ha cominciato a preoccuparsi e ad accorgersi del problema. Come Rosa Parks, la meravigliosa donna nera che sull'autobus disse “non mi sposto”, facendo scoppiare la rivolta per i diritti degli afroamericani. Con Greta sta avvenendo la stessa cosa. Quando una stanza è piena di gas, basta una piccola scintilla.
I social network: tentazione o trappola?
I social sono meravigliosi. Internet è meraviglioso, la tecnologia è meravigliosa! Abbiamo in tasca telefoni che possono fare un sacco di cose e l’utilizzo può essere più o meno intelligente. Possiamo condividere i nostri pensieri e mandare messaggi da casa nostra a un amico che passeggia sulla Fifth Avenue a New York. È un miracolo! Poi – certo – ci sono i codardi che non esponendosi si fanno forti, ma il problema non è dei social, quanto delle persone che li usano. Credo che la misura in queste cose sia sempre l'uomo, spetta a lui decidere come utilizzare questi mezzi.
Ti leggo un tuo identikit, apparso qualche tempo fa sui giornali: “Fabio Bonetti, in arte Volo, 39 anni, bergamasco di Calcinate, figlio di un panettiere, disc-jockey, attore, sceneggiatore, doppiatore, cantante, batterista, ex-Iena, primo nella classifica dei bestseller, non è, come pensano gli intellettuali, il peggiore scrittore italiano”. È Antonio D’Orrico, critico del “Corriere”. Ma siamo proprio sicuri che gli intellettuali pensino così male di te?
Secondo me la metà degli intellettuali italiani non sa nemmeno chi sia Fabio Volo. I nostri mondi sono completamente diversi e li invidio molto per la loro conoscenza. Io però sono più libero rispetto a loro, non come uomo, ma come scrittore. Io non devo curarmi di piacere a una minoranza.
La vera ricchezza è poter esprimere la propria personalità attraverso la creatività.
Il protagonista di Una gran voglia di vivere, Marco, consiglia libri a Loredana e, lungo il filo di quei consigli, corre un gioco di seduzione. Dunque, noi chiediamo a te di farci da spaccia-libri, e consigliarci qualche lettura.
Ho dei libri a cui sono molto legato che riguardano soprattutto la mia adolescenza, ma è molto difficile fare una classifica, o dire che uno valga più di un altro. Alcuni libri mi hanno aiutato in momenti particolari della mia vita, come La vita davanti a sé di Romain Gary, uno dei miei preferiti. Poi c’è Philip Roth che mi ha accompagnato quando scrivevo, all’inizio della carriera, e mi ha dato il coraggio di scrivere un libro con il suo Lamento di Portnoy. Anche Gabriel García Márquez mi piace tantissimo e poi mi piacciono i libri di filosofia che cerco di leggere per imparare. Ma mi dimentico continuamente tutto e alla fine rileggo sempre lo stesso libro [ride].
Chiudiamo con un’altra citazione sul successo: “Ogni uomo che meriti di essere celebre sa che non ne vale la pena”. È Fernando Pessoa. La accendiamo?
Ti rispondo con un’altra citazione. C’è una frase bellissima di Pier Paolo Pasolini che dice: “la popolarità è l'altra medaglia dalla persecuzione”. Io credo che non ci sia niente di affascinante nell'essere famoso. È molto più potente la realizzazione di ciò che desideriamo, anche se non ci rende un personaggio conosciuto. Quella è la vera ricchezza, poter esprimere la propria personalità attraverso la creatività. La popolarità in sé è più una rottura di… scatole. Avrei detto “c@g£10ni”, ma in fondo stiamo parlando di libri [ride].
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Fabio Volo, è stato conduttore del programma di Radio Deejay Il Volo del mattino e uno dei presentatori del programma televisivo Le Iene. Ha condotto anche Ca' Volo, Il coyote, Italo-Spagnolo, Italo-Francese, Italo Americano su MTV, Smetto quando voglio e Lo spaccanoci su Italia 1. È autore di romanzi come Un posto nel mondo, Il giorno in più, Il tempo che vorrei, Le prime luci del mattino, La strada verso casa, È tutta vita, Una gran voglia di vivere. Ha recitato in numerosi film e ha prestato la sua voce come doppiatore in alcuni lungometraggi animati. Del 2019 il suo romanzo Una gran voglia di vivere (Mondadori), il racconto di una crisi di coppia e del viaggio, fisico e interiore, per affrontarla.