Intervista a Mirta Da Pra Pocchiesa
«Lina Merlin era una donna molto forte e determinata. È stata cinque volte in carcere e ha partecipato attivamente alla resistenza. È stata una politica con la "P" maiuscola».
Quello della violenza sulle donne è purtroppo un tema sempre attuale.
I dati statistici sul modo in cui gli italiani percepiscono la questione mostrano chiaramente come alcuni retaggi che credevamo confinati al passato siano in realtà ancora ben presenti fra noi. Prendiamo ad esempio quel 39.3% degli intervistati che ritiene evitabile uno stupro semplicemente se una donna “non lo vuole veramente” (report Istat sui ruoli di genere, novembre 2019): sembra incredibile, ma è vero.
Altrettanto vero che in un Paese come il nostro, stupri e violenze siano fin troppo frequenti, oggi come ieri. E il problema non fa che peggiorare quando si guarda al gigantesco rimosso rappresentato dalla prostituzione: voltiamo la testa dall’altra parte per ignorare le vite cui sono costrette migliaia e migliaia di donne, italiane e straniere, cui vengono negati diritti e persino una voce con cui raccontare e denunciare le vessazioni subìte ogni giorno.
Eppure, c’è stato un tempo in cui il tema della prostituzione mobilitava la società civile, accendeva spiriti e infiammava il dibattito: un dibattito iniziato nel 1948 e durato per un decennio, che ha portò alla promulgazione della legge Merlin. Già. La Legge 75 che nell’Italia di quegli anni sancì la fine delle cosiddette “case chiuse”, sin dal momento della sua approvazione fu osannata e osteggiata, acclamata e criticata, dividendo e polarizzando l’opinione pubblica come nessun’altra legge aveva fatto prima. Oggi più che mai è importante riscoprirne l’attualità, lasciando che a parlare siano soprattutto le donne che da quel momento – culturale prima ancora che giuridico – trassero i più grandi benefici. Quelle donne senza volto, senza un nome, troppe volte sfruttate contro la loro volontà che, brandendo carta e penna, impregnarono con l’inchiostro della rabbia suppliche appassionate, indirizzandole a quella senatrice dalla schiena dritta. Cara senatrice Merlin, a cura di Mirta Da Pra Pocchiesa, giornalista e coordinatrice del progetto “Prostituzione e tratta delle persone” per il Gruppo Abele, raccoglie come testimonianze preziosissime decine di lettere inviate alla Senatrice Merlin e alla moglie di Sandro Pertini, Carla Voltolina. Le denunce di quell’epoca sono vivide e pesano come un macigno sulla coscienza di una società che, a sessant’anni da quel momento cruciale, fatica ancora a garantire i diritti e la sicurezza a tutte le donne.
Che idea si è fatta di Lina Merlin, studiando i materiali che le sono serviti per curare il libro? Che donna era?
Era una donna molto forte e determinata. È stata cinque volte in carcere e ha partecipato attivamente alla resistenza. Era una donna che ascoltava e che si dava da fare. Si è battuta per rendere dignità alle donne e per togliere la schedatura alle prostitute. Si è battuta per il Polesine, quando venne colpito dall’alluvione del ‘51, essendone rappresentante parlamentare. È stata una politica con la “P” maiuscola.
Lina Merlin era una donna molto forte e determinata. È stata cinque volte in carcere e ha partecipato attivamente alla resistenza. È stata una politica con la P maiuscola.
Sono passati 60 anni dalla promulgazione della Legge 75, meglio conosciuta come “Legge Merlin”. Sin dalla sua comparsa sulla scena giuridica e culturale del paese, è una legge che ha suscitato pareri controversi. A che punto siamo oggi? Cosa, cioè, va tenuto così com’è di quella legge? e cosa - eventualmente - va aggiornato?
La Legge 75 è a tutt'oggi validissima. C'è solo una sfumatura un po’ problematica ed è il reato di favoreggiamento. Ma credo che non vada toccata perché si rischierebbe di cambiarla in peggio. È la legge che ha tolto le schedature, sia per motivi di polizia sia per motivi sanitari. Ha istituito la Polizia femminile, dotando la società dei mezzi per aiutare nel modo corretto. Ha introdotto il reato di sfruttamento e ha raddoppiato le pene per chi si accompagnava con le minori. L'impianto è assolutamente da sottoscrivere, ieri come oggi. Quando si dice che è una legge vecchia si cade in errore, perché la modernizzazione della legge è già avvenuta nel 1998, 40 anni dopo la promulgazione, con l'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione che ha introdotto il concetto di vittima. A quell’epoca, siamo diventati il paese più famoso per merito di una buona legislazione sulla tratta degli esseri umani. Nel 2003 è stata fatta un'altra legge specifica sulle nuove forme di tratta di esseri umani e se noi applicassimo queste leggi come avevamo fatto nei primi cinque anni – dal 1998 al 2003 – torneremmo a essere un paese non appetibile per i trafficanti di esseri umani. Oggi assistiamo a una situazione difficilissima e non la possiamo gestire da soli. Ci vorrebbero delle direttive dall’alto.
Solidarietà, civiltà, ma anche dolore, ingiustizia… Qual è la parola che a suo avviso meglio riassume lo spirito di Cara senatrice Merlin?
In questo libro c’è molta sofferenza ma credo che la parola che meglio lo rappresenta sia “generosità”. Molte delle lettere ricevute dalla Senatrice Merlin, nonostante fossero scritte da prostitute obbligate a fare quel mestiere, imploravano aiuto per i loro bambini o per il personale di servizio delle case chiuse. È un libro che riporta - con le parole semplici di queste donne - quello che dovrebbe essere il mandato della politica: fare di tutto perché ci siano sempre meno persone costrette a prostituirsi.
Oggi dovremmo ragionare sul perché ci sono tanti uomini che scelgono la prostituzione.
Come portare nell’oggi la riflessione sul tema della prostituzione?
Credo che ciò che va perseguito sia un piano educativo. Dovremmo riflettere sul perché ci sono tanti uomini che scelgono la prostituzione. Ragionare sull'affettività e sulla sessualità e onorare il corpo, cercando di evitare la sua mercificazione.
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Mirta Da Pra Pocchiesa ha rappresentato l’Italia al Consiglio d’Europa sul tema della tratta degli esseri umani e ha fatto parte di gruppi di coordinamento nazionali. È giornalista professionista e responsabile da diversi anni del Progetto vittime del Gruppo Abele. Tra le sue opere: "Prostituzione. Un mondo che attraversa il mondo" (Cittadella, 2011), "Cara senatrice Merlin. Lettere dalle case chiuse" (Edizioni Gruppo Abele, 2018).