Gli Elfi di Francesca Cavallo
Dopo il successo de Storie della buonanotte per bambine ribelli, best seller mondiale, ritorna Francesca Cavallo, con una fiaba dal profondo valore pedagogico.
Tre bambini vivaci e le loro due mamme. Una corsa contro il tempo per salvare il Natale. Una città cristallizzata che vede con diffidenza il cambiamento, rischiando di privare i bambini della festa più gioiosa. Una ragazzina intraprendente, un agguerrito gruppetto di scout e un desiderio sussurrato all’orecchio di Babbo Natale scongiureranno la crisi e faranno cadere le convinzioni sbagliate degli adulti. Una fiaba potente che parla a tutte le generazioni, e sulla ricchezza che ogni diversità rappresenta, costruisce un apologo cui tornare col pensiero e i sentimenti.
Dopo il successo de Storie della buonanotte per bambine ribelli, best seller mondiale, ritorna Francesca Cavallo, con una fiaba dal profondo valore pedagogico. Elfi al quinto piano è un manifesto contro ogni pregiudizio per bambini che cresceranno liberi di pensare con la loro testa e di ribellarsi, come Greta e Malala, qualora il mondo degli adulti fosse troppo stretto.
Ciao Francesca! Ci fai un ritratto della famiglia protagonista de Elfi al quinto piano?
La famiglia di Elfi al quinto piano è composta da due mamme: una nera, Dominique, e una bianca, Isabella. Con i loro tre bambini Manuel, Camila e Shonda si trasferiscono nella città di R. da un paese molto lontano e arrivano in questa città proprio il 22 dicembre, a pochi giorni dal Natale.
“I posti in cui non succede mai nulla di brutto sono i posti in cui non succede mai nulla” … ma che città è, questa città di R.?
La città di R. è uno dei motivi per cui sono orgogliosa di questo libro. Per una futura edizione spero di poter inserire anche una mappa illustrata della città perché i nomi delle strade, anche se improbabili, sono in relazione con gli eventi narrati. C’è la via dei camini spaziosi, la piazza delle missioni impossibili il vicolo dei finti indizi… la toponomastica strizza l'occhio a questo gioco di anticipazione di quel che succederà nella storia. È molto divertente e i bambini lo troveranno appassionante perché cercheranno di indovinare come si svilupperà la storia. L’obiettivo è di sorprenderli a ogni passo.
Il potere di una buona fiaba non conosce età, è questo che la rende grande rispetto ad altri generi letterari.
Il tuo romanzo è per bambini, ma contiene un messaggio indirizzato anche agli adulti. Una buona fiaba non conosce età?
Il potere di una buona fiaba non conosce età, certo. È questo che rende grandi le fiabe rispetto ad altri generi letterari. Attraverso il racconto di storie specifiche mirano a parlare di verità universali ed è quello che ho cercato di fare nel mio libro, è una caratteristica che permette di attraversare la linea di confine tra la narrativa per l'infanzia e la narrativa per gli adulti. Spesso viene considerata un muro invalicabile, ma credo che le grandi storie possano condividere con semplicità una riflessione sul mondo. La mia scrittura ha da sempre questo obiettivo: creare dialogo tra generazioni e persone diverse. La lettura per i bambini è spesso un'esperienza condivisa e se teniamo in considerazione tutti gli attori, l’esperienza diventa memorabile.
Greta e Malala sono due fra le bambine ribelli che oggi ci insegnano un nuovo significato della parola “disubbidienza”. Ma già Don Milani, decenni fa, sosteneva che “l'obbedienza non è più una virtù” …
Il valore dell'obbedienza è messo in crisi da alcune figure che sono emerse negli ultimi due o tre anni. Cinque o sei anni fa sarebbe stato impensabile che ragazze come Greta o Malala diventassero famose per tematiche del genere. Questo fenomeno racconta la leadership morale dei bambini, è uno degli antidoti più efficaci che abbiamo alle emergenze del nostro tempo. I bambini rivendicano la loro centralità nei processi decisionali dai quali dipenderà la realtà nella quale si troveranno a vivere da grandi, è un fenomeno molto interessante perché chiama gli adulti a vivere il ruolo di potere con responsabilità. La disobbedienza dei bambini è uno dei motori di cambiamento del mondo. È proprio attorno a questo tema che si svolge l’avventura de Elfi al quinto piano.
La mia scrittura si pone sempre l’obiettivo di creare dialogo tra generazioni e persone diverse.
“Non dare confidenza agli estranei” è un avvertimento di buon senso per i bambini che però contiene anche i semi di un atteggiamento diffidente che potrebbe caratterizzarli da adulti. Quanto è difficile fare della buona pedagogia, oggi?
Credo che sia difficile quanto lo è sempre stato. Oggi è più facile parlare di disobbedienza come valore, perché la pedagogia e stata liberata da tanti orpelli e dall’ossessione alla disciplina che l'ha caratterizzata per moltissimi anni. Non dobbiamo imporre ai bambini la nostra visione nel processo di educazione ma aiutarli a far emergere il loro punto di vista sul mondo: questa è la lezione che ho imparato e che decido di seguire ogni volta che scrivo una storia. Siamo sempre sulle spalle dei giganti, come si suol dire, ma sono molto orgogliosa del contributo enorme di pensatori come Maria Montessori e del metodo Reggio Emilia. Ho avuto il privilegio di leggere i loro scritti in lingua originale. Sono strepitosi.
Qual è il tuo ideale di comunità in società complesse come quella in cui oggi viviamo?
Credo che le parole ideale e comunità siano agli antipodi. La città di R. lo testimonia perché è una città molto diversificata, con tante famiglie differenti che convivono. Dove si è cercato di trasformarla nella città ideale, cristallizzandola, è stato tradito il concetto stesso di comunità perché l’evoluzione è essenziale. La città deve poter cambiare con le persone che la abitano. Nel momento in cui si cerca di mantenere un modello immobile, smette di essere vivo.
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Francesca Cavallo, scrittrice e regista teatrale, è coautrice, insieme a Elena Favilli, del libro "Storie della buonanotte per bambine ribelli", che ha avuto un enorme successo in tutto il mondo. Si è laureata in scienze umanistiche per la comunicazione all'Università Statale di Milano, e si è successivamente diplomata in regia alla Scuola D'Arte Drammatica Paolo Grassi. Appassionata innovatrice sociale, Francesca è la fondatrice di Sferracavalli, un Festival Internazionale di Immaginazione Sostenibile nel Sud Italia. Nel 2011, ha unito le proprie forze con Elena Favilli per fondare Timbuktu Labs, dove ricopre il ruolo di direttrice creativa.