Fabrizio Gatti presenta il suo romanzo d'inchiesta
Molti sono i misteri che costellano la lunga storia dei rapporti intrattenuti negli ultimi sessant’anni fra l’Italia e il suo alleato atlantico più ingombrante: gli USA.
«L'educazione americana si nasconde dappertutto».
Il grande reporter Fabrizio Gatti non ha dubbi: quella imposta ai propri alleati dagli Stati Uniti è una pedagogia capace di assumere forme striscianti e decisamente pervasive.
«Basti pensare a quel che è successo al governo italiano nominato di recente» aggiunge, prima di ricordare come la maggioranza sia stata votata «dopo un tweet di sostegno del presidente Trump». Ma al di là della moral suasion esercitata attraverso i social network, molti sono i misteri che costellano la lunga storia dei rapporti intrattenuti negli ultimi sessant’anni fra l’Italia e il suo alleato atlantico più ingombrante, e chiedere chiarezza, in molti casi, comporta ancora oggi lo scontro con un impenetrabile muro di silenzio.
Per ovviare in parte a queste lacune, Fabrizio Gatti ha raccolto una incredibile testimonianza in prima persona: quella di Simone Pace, pseudonimo di un ex agente della CIA che a Gatti ha raccontato la sua storia e quella della squadra clandestina assieme alla quale ha lavorato per anni in Italia e in Europa. Un vero e proprio vulnus nel tessuto di sistemi democratici. Un’armata illegale che ha ucciso, finanziato partiti e favorito stragi senza che nessuno sospettasse neppure della sua esistenza.
Educazione americana, dunque, è tanto più interessante perché aggiunge tessere a un puzzle che anni di insabbiamenti e depistaggi avevano lasciato incompleto. Siete pronti a immergervi nei meandri di storie che credevate di sapere a memoria e che scoprirete non aver mai davvero conosciuto? Allora siete pronti a fare la conoscenza di Fabrizio Gatti, e ascoltare il suo incredibile racconto.
Ciao Fabrizio. Come giornalista d’inchiesta hai dovuto spesso raccogliere le tue testimonianze sotto copertura, infiltrandoti e nascondendoti: in cosa le esperienze che hai vissuto si avvicinano a quelle vissute da Simone Pace?
È vero: nel corso della mia vita di giornalista mi sono dovuto infiltrare spesso per portare a termine le mie inchieste e in effetti ho trovato alcuni punti in comune con i racconti che mi ha fatto Simone Pace, il protagonista di questa storia. Ma tra le nostre vite c’è una grande differenza: un giornalista mira a scoprire la verità per dare informazioni utili alla democrazia. Gli agenti come Pace, invece, vogliono condizionare la libertà e le scelte politiche compiute da Stati oppure da organizzazioni terze. In questo caso, l’interesse è quello espresso dal governo degli USA, dato che il nostro è un ex agente della CIA. Durante la guerra fredda la squadra con la quale Pace avrebbe operato in seguito fu reclutata per combattere il comunismo. Dopo la caduta del muro di Berlino, il nemico è diventato l’islam. La squadra ha continuato a operare fino ai giorni nostri.
Educazione americana racconta la vita di agenti che sono appartenuti a una rete clandestina della CIA che ha operato in Italia e in Europa.
Vite al servizio della Cia, dunque. Ma per quale motivo le indagini che danno corpo a Educazione americana sono state trasfigurate in quello che tu chiami “romanzo d’inchiesta”?
Educazione americana è il libro perfetto per gli amanti delle storie di spionaggio e degli intrighi. Racconta la storia di un personaggio dalla doppia – a volte tripla – identità. La sua vita è costellata da movimenti e attività che non possono essere raccontate a nessuno. Ma Educazione americana non è solo questo. Vedete, io sono un giornalista d'inchiesta e dovrei raccontare solo fatti rigorosamente verificabili. La storia che mi sono trovato tra le mani, però, è complessa a molti livelli, e non è sempre stato possibile reperire una documentazione certa. L’idea di chiamarlo “romanzo di inchiesta” è dunque una forma di lealtà nei confronti dei lettori e della verità storica. Allo stesso tempo, l’approccio narrativo che ho adottato mi ha permesso di esplorare alcuni aspetti umani dei protagonisti e di trasmettere le loro emozioni. Per il lettore è come trovarsi davanti a un film o a una fiction avvincente.
C’è un indirizzo che ricorre nel tuo libro. Cosa vedrebbe oggi chi si recasse ad Arluno, in via Giovanni Bosco 9?
Arluno è un paese della provincia di Milano. In via Giovanni Bosco 9 sorge un villino abitato oggi da persone che non c'entrano nulla con la storia di cui questa abitazione è stata cornice. Se si facesse un’indagine catastale, si scoprirebbe che questo villino non è registrato. Una casa fantasma. Qui i terroristi e i mafiosi di Cosa Nostra hanno organizzato l'attentato di via Palestro del 27 luglio 1993, a Milano. A 700 metri da questo villino c'è una piccola trattoria in riva a un laghetto per la pesca sportiva, dove il capo della rete clandestina della CIA nel nord Italia riceveva gli agenti impiegati nelle operazioni.
Simone Pace ha dichiarato di poter parlare solo adesso – per motivi di cui tu avrai certo potuto dubitare – perché impedito a farlo prima da una rete criminale dura a morire. Non hai sentito puzza di bruciato?
Simone Pace mi ha contattato la prima volta telefonicamente chiedendo soldi in cambio della sua storia. Gli ho risposto che le notizie non si pagano. Dopo qualche tempo, mi ha ricontattato affermando che il desiderio di raccontare questa storia è più forte del denaro. Pace, però, ha paura a esporsi perché molte delle operazioni di cui è stato protagonista o testimone sono coperte dal segreto di stato, come nel caso del sequestro di Abu Omar del 2003.
La sua paura è quella di fare la fine di Edward Snowden, ex dipendente dell’NSA e della CIA, che di fronte al programma di controllo di massa sui cittadini degli Stati Uniti attraverso le comunicazioni digitali, ha deciso di rispettare la costituzione e di denunciare l’abuso. Per questo è stato incriminato e ha dovuto chiedere asilo politico alla Russia di Vladimir Putin, dove oggi vive.
Simone Pace non vuole scappare o essere arrestato, così ha preteso di utilizzare un nome di fantasia. L’ho accontentato perché il mio lavoro è ricostruire quello che è successo e questi fatti riguardano tutti gli italiani. Siamo stati ignari protagonisti di molti eventi.
Quella di Simone Pace è una testimonianza che considero verissima e ho modo di crederlo anche laddove non ci sono documenti a provarlo.
Alla fine, sei riuscito a fugare i tuoi dubbi su Simone Pace?
Simone Pace è un cittadino occidentale - con pregi e difetti - che è appartenuto a una rete criminale. Ma il suo racconto andava verificato, così sono partito dal principio. Lui afferma che gli agenti vengono sottoposti alla macchina della verità. Ho chiesto ad alcuni conoscenti dell’FBI, e loro mi hanno confermato che è vero: anche le loro reclute vengono sottoposte al poligrafo. Da quel momento ho cominciato a fidarmi di Pace. Gli ho dato ascolto perché molti dei fatti da lui raccontati hanno trovato un riscontro nella realtà.
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Fabrizio Gatti e` l’autore di "Bilal" (2007), diario di quattro anni da infiltrato lungo le rotte del Sahara tra i trafficanti e i migranti in viaggio dall’Africa verso l’Europa, e "Gli anni della peste" (2013), la storia del primo collaboratore di giustizia tradito dallo Stato. Ha inoltre pubblicato i libri per ragazzi "Viki che voleva andare a scuola" (2003) e "L’Eco della frottola" (2010). Lavora come inviato per il settimanale "L'Espresso" e ha scritto anche per "Il Giornale" diretto da Indro Montanelli e per il “Corriere della Sera”. Le sue inchieste sono state tradotte in tutto il mondo e hanno vinto numerosi premi internazionali. Nel 2019 pubblica per la Nave di Teseo "Educazione americana".